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Angelo Tagliente: una vita trascorsa ad inseguire un sogno.

14 Dicembre 2016

Angelo Tagliente: una vita trascorsa ad inseguire un sogno.

Storia di una passione vissuta fino in fondo

Angelo Tagliente è consulente di bellezza, nonché parrucchiere per uomo e Donna e titolare del Salone 2000 in galleria Vintola. Di origine tarantina, ha avuto una vita molto particolare. Molto puntiglioso sul lavoro, ama la sua professione e la esercita da quando aveva 17 anni. Adesso a 53 anni si sente pienamente realizzato e sta portando avanti la sua battaglia, ovvero quello di trasmettere il valore dei mestieri degli artigiani, spesso considerati di serie B. La sua missione è ed è stata quella di trasformare la sua professione di parrucchiere in consulente di bellezza. Attualmente è formatore e si spende in giro per l’Europa, nel tentativo di trasmettere la passione e competenza per il suo mestiere.

Angelo, si passa spesso in galleria vintola e quasi in prossimità dell’ufficio dell’anagrafe bolzanina, si nota un salone con una vespa in vetrina. Ciò incuriosisce molto i passanti, che spesso si fermano davanti alla tua vetrina, proprio perché catturati dall’estro con il quale é stata realizzata. Da tempo speravi in un’intervista per far conoscere la piccola/grande rivoluzione che insieme ad altri stai compiendo nella tua professione. Prima di tutto, raccontaci un po‘ di te..

Se ho cominciato questa carriera professionale, lo devo principalmente a mio padre. Qualche anno prima della chiamata alla leva, mio padre mi introduceva a Franco, barbiere di fiducia di famiglia, che stava letteralmente cercando un garzone, ovvero un apprendista. Il fatto che stesse cercando un garzone mi metteva un po‘ in guardia; mi aspettavo mi mettesse a fare le piccole cose, soprattutto di pulizia degli ambienti e lavoretti. Invece la situazione era tutt’altra, perché il caro Franco mi metteva subito a lavorare sulle teste dei clienti, facendomi fare massaggi al cuoio capelluto, cosa alquanto insolita per l’epoca. Franco Rizzi era un pioniere della cura della cute dei capelli e si caratterizzava per il taglio a „rasoio“, tanto da essere poi insignito di uno speciale premio dal famoso conduttore televisivo Corrado Manton. Devo a lui la mia iniziazione al mestiere del parrucchiere; lui mi ha trasmesso l’amore per il dettaglio, la cura per il particolare e la passione per la professione. Dopo quattro anni nel suo salone, uno dei primi che si occupasse contemporaneamente di uomini e donne, avevo appreso la sua arte ed ero in grado di spiccare il volo. Tant’é che anche sotto naja ho continuato a tagliare, o meglio, rasare la testa ai soldati di leva.

Dal salone Franco di Merano alla barberia della caserma Rossi. Non più donne ma una masnada di militari a cui tagliare „la testa“. Qual è stato il primo impatto? Come hai reagito all’enorme afflusso?

Non posso nascondere come all’inizio fosse stato un po‘ scioccante. Avrei dovuto tagliare i capelli a migliaia e migliaia di giovani reclute in tempi da record. Non avevo più di 3 minuti a persona. Prendevo la macchinetta e via a pelar… patate!!

Alla fine dei canonici 12 mesi di naja mi proponevano l’appalto della barberia della caserma. Avevo appena vent’anni e mi stavano offrendo uno stipendio elevato che, ai tempi, neppure un direttore di banca percepiva. Avevo trovato la Svizzera eppure la vita militare non faceva per me e nonostante le pressioni familiari decidevo di rifiutare questa ghiotta offerta, accontentandomi intanto della mia 127 arancione 900 4 marce con 2 fori sottoporta, da cui peraltro entrava il mondo e poche lire sul contocorrente.

 Avevi praticamente vinto la lotteria e decidevi di non riscuotere la vincita. Qualcun’altro al posto tuo potrebbe dire che l’estroversione é proprio il tuo forte. La storia si fa interessante, cosa succedeva dopo?

Ero quindi senza lavoro ma la vita é particolare, nulla succede per caso. Avevo sentito che Nino Rosini, noto barbiere meranese, aveva avuto un incidente e che gli avrebbero amputato la gamba. Decidevo allora di andare all’ospedale a chiedere se avesse bisogno di qualcuno. Non immaginavo la sua reazione anzi pensavo che mi avrebbe tirato un bicchiere d’acqua in faccia. In fin dei conti avevo 20 anni..

Eppure capitava ciò che non mi sarei mai aspettato. Lui sapeva già chi fossi e senza neppure portare avanti il discorso, mi consegnava le chiavi del suo locale, a condizione che avrebbero diviso l’incasso a fine settimana.

Lui stesso era presidente dell’associazione dell’arma dell’aeronautica e in una particolare occasione, legata ad una manifestazione dell’associazione stessa, aveva avuto l’occasione di parlare con Giulio Andreotti, allora capo dello stato. Quest’ultimo era alla ricerca di un parrucchiere dei ministri e si rivolgeva proprio a Nino, il quale senza esitare gli faceva il mio nome.

Qualche mese prima avevo rifiutato la Svizzera presso la caserma Rossi, che con il sennò di poi sarebbe durata fino all’inizio degli anni ´90. Lì mi accingevo a rifiutare la proposta di entrare nel team dei parrucchieri dei ministri. Insomma recidivo.. Ma il mio sogno era la libertà, soprattutto non lavorare alle dipendenze di qualcuno.

Ok, Angelo. Onestamente l’intervista si fa ancora più interessante. Qualunque lettore sia arrivato a questo punto, potrebbe pensare chissà che cosa. La tua storia è sicuramente una storia di coraggio, in cui hai mostrato la forza di uscire un po‘ dagli schemi sociali e soprattutto dal concetto di „posto sicuro“. Nel giro di pochi mesi hai rinunciato a 2 certezze, la seconda soprattutto poteva valere milioni di lire. Come hai continuato a seguire il tuo sogno di totale indipendenza?

Nel 1984 mi capitava l’occasione di venire a Bolzano, dove iniziavo a lavorare presso Salone 2000. A seguire facevo la trafila di accademia per 5 anni, sia maschile che femminile. Partecipavo oltretutto a concorsi, conseguendo ottimi risultati. Il mio nome cominciava a girare in certi ambienti e a quel punto, ormai ventiquatrenne, ricevevo un’ulteriore nonché ghiottissima proposta, quella di lavorare come stilista presso la ditta FRAMESI. Anche in quell’occasione la mia risposta era ovviamente negativa. Nel 1992 rilevo Salone 2000 e quindi raggiungo il mio sogno di essere titolare di me stesso.

Da 24 anni sei titolare del tuo salone. Venendo un po‘ ai giorni nostri, cosa ti ha permesso di crescere, ma al contempo di non sentire la crisi economica e la dilagante concorrenza low cost?

La mia continua voglia di perfezionarmi nella mia professione è stato ciò che mi ha permesso di reggere il confronto con la storia e la concorrenza. Ovviamente più sai, meglio è. Ho continuato a formarmi, ad aumentare il mio bagaglio di competenze tecnico-stilistiche, fino a diventare formatore/insegnante.

Il mio stile è frutto di anni di esperienza, riflessione e continuo aggiornamento. L’errore di tanti colleghi è proprio quello di fermarsi e di accontentarsi, magari smettendo di coltivare la passione.

Infatti l’unica via per riuscire a confrontarsi con la concorrenza a livello globale è quella della qualità e dell’originalitá del servizio. I miei clienti mi scelgono ogni volta proprio per il prodotto che gli offro.

Il tagliare i capelli è un arte che non riguarda il solo taglio, ma che coinvolge più elementi dalla cura della persona, alla qualità degli ambienti e dei prodotti.

In conclusione, potresti dire ciò che tu ritieni essere il tuo asso nella manica?

Come già detto in precedenza, io mi ritengo consulente di bellezza. La nascita di questa figura la devo a Giorgio Monacelli, colui che ha avuto l’idea di elevare la categoria del parrucchiere a quella di consulente di bellezza (C.D.B.), attraverso una serie di criteri di qualità della professione e dei prodotti. Ciò mi ha permesso di collocarmi in una posizione professionale, nella quale sempre mi ero riconosciuto.

Non mi sento solo parrucchiere ma di fatto opero come consulente di bellezza certificato ed è ciò che mi distingue.

Un pensiero rivolto ai giovani. In questo momento c’é bisogno più che mai di giovani che portino avanti le nostre professioni con la stessa dedizione e passione che caratterizza ed ha caratterizzato la mia generazione. Non esistono professione di serie A, B o C. Ogni mestiere ha una sua dignità e merita il massimo rispetto, ogni mestiere è utile.