Bolzano. Referendum, cosa cambierà in Alto Adige se vince il Sì

Il principio dell’intesa nella elaborazione del Nuovo Statuto dovrebbe rafforzare l’autonomia dell’Alto Adige.

Si vota dalle 7 alle 23 e lo spoglio comincerà immediatamente dopo la chiusura dei seggi.

In Alto Adige son 386.000 i cittadini chiamati alle urne, dei quali 196.262 sono donne e 189.830 uomini. A Bolzano sono 76.180 i cittadini aventi diritto al voto distribuiti nelle 80 sezioni della città. In caso di vittoria del Si’ il numero dei senatori sarà ridotto dagli attuali 345 a 100, dei quali 95 eletti dai consiglieri regionali e 5 dal Presidente della Repubblica. Rappresenteranno l’Alto Adige due senatori, un sindaco e un consigliere provinciale, ambedue eletti dal Consiglio provinciale. Dovranno rispettare la parità di genere, e la diversità di gruppo linguistico, quindi un italiano e un tedesco, e gli equilibri politici, un rappresentante della maggioranza del governo provinciale e l’altro estraneo alla maggioranza. In pratica si tratta di trovare la quadratura del cerchio.

La riforma costituzionale che oggi si approva o si respinge prevede per le 15 regioni a statuto ordinario la ridefinizione in senso accentratore delle competenze che la riforma costituzionale del Titolo IV avvenuta nel 2001 aveva allentato. Per quanto concerne le Province autonome di Bolzano e Trento, in caso di vittoria del SI’ è previsto che la situazione resti invariata fino “alla revisione dei rispettivi statuti sulla base di intese con le rispettive Province autonome. Qui si apre la dibattuta questione della “clausola di salvaguardia” secondo la quale le Province autonome potranno dotarsi di un nuovo Statuto, alla preparazione del quale sono stati attivati due organismi, la Convenzione a Bolzano e la Consulta a Trento. In casi di vittoria del SI’ la Convenzione dovrebbe o potrebbe accentuare la propria autonomia perché il futuro Statuto potrà blindare le competenze della Provincia. Si limiterebbero in tal modo i conflitti di attribuzione a dirimere i quali più volte è dovuta intervenire la Corte Costituzionale restringendo i confini dell’autonomia. In caso di vittoria del No la situazione rimarrebbe quella attuale.