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Una storia di coraggio: Rifarsi una vita lavorativa a 61 anni.

24 Novembre 2016

Una storia di coraggio: Rifarsi una vita lavorativa a 61 anni.

In quest’intervista Ivo, bolzanino di 61 anni e da 36 anni nel settore edi pneumatici, ci racconta la sua storia, di come sia riuscito a rimettersi in gioco da un punto di vista lavorativo non lontano dal pensionamento.

Buongiorno Ivo, si sente spesso parlare di persone che sarebbero dovute andare in pensione circa all’etá di sessant’anni, ma che in seguito alla riforma Fornero si sono viste alzare l’asticella del meritato pensionamento molto in alto. Ovviamente ció ha colpito inaspettatamente molti bolzanini fra cui anche te. Ci può raccontare cosa le é successo?

La crisi economica aveva colpito anche l’azienda presso cui stavo lavorando; per questo nel Luglio del 2014 venivo messo in mobilitá, all’etá di 59 anni. Se non ci fosse stata la riforma Fornero sarei dovuto andare in pensione a 61, con il massimo. Tuttavia la „tegola“ della riforma mi costringe a rimanere nel mondo del lavoro fino all’etá di 67 anni. La mobilitá mi avrebbe coperto fino all’Ottobre del 2017, poi non avrei piú avuto alcuna copertura fino al 2022. Nel momento in cui sono stato messo in mobilitá, ho cominciato a cercare lavoro, tuttavia con estrema difficoltá. Chi avrebbe investito su una persona alla fine della sua vita lavorativa? I mesi passavano ed i potenziali datori di lavoro mi chiudevano le porte. Ovviamente cresceva la mia preoccupazione. Arrivare al 2022 con i soli risparmi di una vita sarebbe stato quasi impossibile.

Come ha reagito ad una situazione cosí sfavorevole?

Nello sconforto mi é arrivata l’idea. C’era bisogno di coraggio, di buttare il cuore oltre l’ostacolo e rischiare il tutto per tutto. Era arrivato il momento di gettarsi nella mischia, di fare impresa perché sarebbe stato l’unico modo per crearmi un’occupazione, che fino ad allora, come detto poco fa, mi era stata negata. L’unica via era quella di mettersi in proprio, di far fruttare quei pochi risparmi supportati dai 36 anni di esperienza nel settore dei pneumatici. Ero tuttavia consapevole del fatto che da solo non ce l’avrei fatta ed il mio pensiero andava subito a due giovani colleghi di lavoro, anche loro in difficoltá, con cui mi sarebbe piaciuto condividere questa sfida. Si trattava di Andreij e Mirche, ragazzi in gamba e con famiglia, che con me potevano sperare in un futuro migliore.

Qual é stato il passo successivo?

Avrei dovuto convincere Andreij e Mirche, raccontargli l’idea e soprattutto fargli credere nel progetto. Ma anche loro non erano piú soddisfatti della loro situazione lavorativa e quindi sapevo in qualche modo che avrebbero reagito positivamente alla mia proposta. Si trattava di trovare il posto giusto, dove poter avviare la nostra attivitá e le risorse con cui poter dar vita al progetto. Serviva tanto coraggio perché, come giá detto, bisognava ricorrere ai risparmi e soprattutto indebitarsi con le banche, senza particolari coperture. Ma alla fine ce l’abbiamo fatta ed é nato „Pneus Boden“, inaugurato circa un mese e mezzo fa.

Come sta funzionando la vostra ditta?

Al momento non ci si puó lamentare. Il riscontro da parte della gente è stato molto positivo. Noi ce la stiamo mettendo tutta e questo viene percepito. Ció che conta é il cuore. All’inizio non é mai facile, bisogna farsi conoscere, farsi apprezzare, creare legami di fiducia con la clientela. Non ci si puó permettere errori; tuttavia in questo caso abbiamo dalla nostra l’esperienza maturata in tutti questi anni nel settore dei pneumatici, che ci sta permettendo di crescere. Insomma per me, per noi, é stato un grande salto nel vuoto, ma chi non risica non rosica. Bisogna rimboccarsi le maniche e non cedere alla disperazione, che invece puó e deve essere usata come forza in grado di tirarci fuori dalle situazioni piú difficili.