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Lettera pastorale: “Credo nella comunione dei santi”

26 Ottobre 2016

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Lettera pastorale: “Credo nella comunione dei santi”

Verso la beatificazione di Josef Mayr-Nusser.

Cari fratelli e care sorelle della nostra Diocesi di Bolzano-Bressanone!

Quando la Chiesa proclama pubblicamente e solennemente nuovi beati e santi, esprime la sua fede pasquale: uomini come noi sono ora presso Dio; uomini come noi hanno raggiunto la meta per cui siamo stati creati e verso la quale siamo in cammino una vita intera; uomini come noi hanno creduto, vissuto e sono morti in modo tale che Dio potesse continuare a scrivere una biografia diventata agiografia. Il Concilio Vaticano II indica lo scopo della venerazione dei santi: essa ci dà l’esempio e ci stimola in tutti i casi della vita a “ricercare la città futura”, a sperimentare e vivere l’unità della Chiesa intera, per raggiungere così Cristo “corona di tutti i santi” (vedi LG 50).

I santi rendono concreta la nostra fede

I santi sono uomini che rendono il credo cristiano chiaro, tangibile e concreto. I santi evitano che la fede cristiana e il credo cristiano diventino soltanto un’idea. Il Verbo si è fatto carne e non idea oppure teoria! Per questo il credo cristiano non deve essere soltanto teorizzato, ma messo in pratica e vissuto! I santi sono paragonabili a un commento vivo della vita di Gesù e di ciascuna pagina del Vangelo. Nessun commento è completo. In ogni commento ci sono parzialità e difficoltà di traduzione. Tuttavia i santi sono un invito concreto a scrivere il proprio commento personale al Vangelo. Questo è il compito per i cristiani nella sequela del Signore crocifisso e risorto.

Prendere esempio dalla vita del nostro futuro beato

Con la beatificazione di Josef Mayr-Nusser che avrà luogo il 18 marzo 2017 nel Duomo di Bolzano, la Chiesa ci invita ufficialmente a leggere il commento che è la vita di questo martire e di trarne frutto per il nostro cammino verso la santità, cui siamo chiamati nel Battesimo. Josef Mayr-Nusser ha da dirci qualcosa d’importante e di significativo. Nei suoi scritti incontriamo un uomo che vive nella fede della Chiesa. Lettere, discorsi, relazioni e conversazioni ci mostrano un cristiano che cerca di capire e di interpretare il mondo, la società, l’impegno politico-sociale dei cristiani e non da ultimo la propria vita, a partire dalla fede. Davanti a noi troviamo un cristiano maturo che si confronta con le questioni della fede, che approfondisce la comprensione della fede attraverso letture e formazione e che afferma coerentemente che non si possono dividere tra loro la fede e la vita. L’impegno del cristiano trova per lui il proprio fondamento teologico nella vocazione del battesimo e della cresima. In un articolo pubblicato nella rivista “Jugendwacht” del 15 gennaio 1938 egli scrive: Se nel battesimo si è in noi accesa la luce, attraverso la Cresima siamo diventati portatori di luce, incaricati di farla risplendere; dare testimonianza della luce… Dare testimonianza oggi è la nostra unica arma efficace. È un fatto insolito. Né la spada, né la forza, né finanze, né capacità intellettuali, niente di tutto ciò ci è posto come condizione imprescindibile per erigere il Regno di Cristo sulla terra. È una cosa ben modesta e allo stesso tempo ben più importante che il Signore ci richiede: dare testimonianza.

In una seduta dell’Azione Cattolica del 25 agosto 1935 egli esprime la convinzione che è necessario rendere consapevoli i cattolici fedeli del loro dovere di agire da apostoli della parola e anche dell’azione nel loro contesto. Si tratta di superare quella ormai tradizionale passività dei laici che, in contrasto con l’antichità e il medioevo, si ritiene esonerata da ogni responsabilità verso la penetrazione del mondo con lo spirito cristiano. Ci si è troppo abituati a considerarsi dei sudditi della Chiesa e a lasciare tutte le preoccupazioni ai pastori. Davanti ai nostri occhi abbiamo un cristiano convinto e convincente che prende posizione e interviene. Chiaro punto di riferimento della sua spiritualità e del suo invito al credo e all’impegno cristiano è Cristo stesso e – come egli si esprime – il Regno di Cristo tra gli uomini: per lui è fondamentale riconoscere Cristo come Signore e Re. In una seduta dell’Azione Cattolica del 23 ottobre 1935 afferma: Solo quando il singolo, l’individuo riconosce in Cristo il suo Signore, ciò avverrà anche nella società che pensa e agisce così come la parte preponderante dei suoi singoli membri pensa e agisce… Cristo deve regnare non solo nei singoli e nelle famiglie ma anche negli Stati, nella vita pubblica!

La fede, un credo che ha conseguenze

Molto chiara è la sua posizione sul matrimonio e sulla famiglia. In una relazione per l’Azione Cattolica (fine 1938) afferma: Dio ha fatto della famiglia la sorgente di una vita nuova. Da essa scaturisce non soltanto la vita fisica ma anche quella dello spirito e quella culturale… La famiglia è in pericolo. Le varie correnti politiche cercano di dare una visione del mondo che non tiene in considerazione la famiglia. Sono in atto forze tendenti a indebolire e a distruggere i vincoli familiari… L’abbandono della famiglia aprirebbe la strada alla morte.

Impressionante rimane la sua chiara posizione in un momento buio della storia (discorso nel convegno di formazione per i giovani dirigenti 1936): “Führer” ecco la parola vincente di oggi, lo slogan che elettrizza le masse. Tutti oggi puntano sulla leadership; in tutti i campi della vita umana, non solo in quello politico, si reclamano i leader… Ci tocca oggi assistere ad un culto del leader che rasenta l’idolatria… Oggi si tratta di indicare di nuovo alle masse la guida che sola ha il diritto al dominio e alla leadership illimitata – CRISTO, il nostro condottiero. In seguito parla di due grandi fronti che si formano sempre più distintamente: uno il cui motto è: “Il mondo per Cristo” e l’altro che si è votato a Satana come guida suprema.

Le lettere a sua moglie Hildegard, scritte da Josef Mayr-Nusser dalla prigionia a Konitz presso Danzica, sono il frutto maturo della sua certezza nella fede. Nella lettera del 27 settembre 1944 si profila davanti a noi un cristiano che lotta per la sua decisione dettata dalla fede e che arriva a una professione personale di fede in contrasto con un sistema anticristiano che disprezza il genere umano. Scrive: Ciò che più di ogni altra cosa affligge il mio cuore, o mia fedelissima compagna, è che nel momento decisivo, la mia professione di fede ti getterà in un immane dolore. L’impellenza di tale testimonianza è ormai ineluttabile; sono due mondi che si scontrano l’uno contro l’altro. I miei superiori hanno mostrato troppo chiaramente di rifiutare e odiare quanto per noi cattolici è sacro e irrinunciabile. Prega per me, Hildegard, affinché nell’ora della prova io agisca senza paura o esitazioni secondo i dettami di Dio e della mia coscienza.

Josef Mayr-Nusser è una personalità importante e attuale. Leggiamo quel commento al Vangelo che sono la sua vita e la sua fede e rivolgiamoci a lui chiedendo di poter scrivere come cristiani il nostro commento al Vangelo di Gesù – sullo sfondo del nostro tempo e della nostra società con le sue sfide e opportunità, con le sue luci e le sue ombre. Che questo cristiano credibile, provocatorio e scomodo possa aiutarci a porci in modo sincero e in atteggiamento di perdono di fronte al capitolo doloroso della nostra storia altoatesina caratterizzato da fascismo, nazionalsocialismo e opzioni.

Con questa Lettera pastorale invito tutti, nelle Comunità parrocchiali, durante l’insegnamento della religione, nelle associazioni, in convegni e tavole rotonde, durante le celebrazioni eucaristiche e le omelie – e non per ultimo personalmente e nelle nostre famiglie – ad approfondire la toccante testimonianza di vita di Josef Mayr-Nusser. Possano essere vitali tra noi quei valori che egli ha vissuto e per i quali è morto. È questo il compito e al contempo il dono della sua beatificazione.

Sono unito di cuore a voi tutti nella comunione dei santi e nella fede nella resurrezione e nella vita eterna.

il vostro Vescovo

+ Ivo Muser

Solennità di Ognissanti, 1° novembre 2016

In foto: Ivo Muser/ritratto di Claudio Calabrese