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Bolzano. Ricevuta in municipio la suora ugandese che salva le bambine soldato

25 Ottobre 2016

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Bolzano. Ricevuta in municipio la suora ugandese che salva le bambine soldato

Incontro tra il sindaco Caramaschi e Rosemary Nyirumbe.

Eroe dell’anno per la Cnn, una delle cento donne più influenti al mondo secondo il Time, Suor Rosemary opera in Uganda, strappando le bambine soldato ai signori della guerra e occupandosi di loro per garantire un futuro e una speranza: bambine distrutte, giovani violentate, represse, soggiogate dal male. Hanno trovato nella suora ugandese un rifugio e una speranza di riscatto
Stamane Suor Rosemary ospite del Centro per la Pace del Comune,  è stata ricevuta in municipio a Bolzano dal sindaco del capoluogo Renzo Caramaschi.
La sua storia sta commuovendo il mondo. Suor Rosemary Nyirumbe, è una piccola-grande donna ugandese che sta facendo cose incredibili. Da sola, con i suoi progetti di recupero delle donne succubi di violenza, ha giù strappato 2.000 bambine soldato ai signori della guerra e ha organizzato un programma di recupero e di rilancio della dignità e della speranza.
Rosemary Nyirumbe è a Bolzano su invito del Centro per la Pace del Comune nell’ambito del ciclo sull’utopia, per raccontare la sua storia che è stata pubblicata dalla EMI nel libro: “Cucire la speranza. La donna che ridà dignità alle bambine soldato”.
Trentamila morti, centomila minori schiavizzati come baby soldato, oltre due milioni di profughi. In queste cifre si condensa la folle eredità dell’Esercito di Resistenza del Signore (Lra), milizia che da anni semina morte in Africa centrale.
Ma dentro uno dei drammi più sconvolgenti di oggi, brilla l’esempio e l’azione di Rosemary, una religiosa ugandese che ha una visione chiara del cristianesimo: «La fede è meglio praticarla che predicarla». Rosemary ha dedicato tutte le sue forze per sostenere le vittime delle violenze dell’Lra, in particolare le ragazze sequestrate, brutalizzate e fatte schiave sessuali dei miliziani, le baby soldato cui è stata rubata ogni innocenza, donne rese strumenti di morte nelle foreste d’Africa. Con delicatezza e passione Rosemary conduce da anni una pacifica battaglia fatta di istruzione, lavoro e riscatto attraverso ciò che sa fare meglio e che insegna alle sue ragazze: cucire e cucinare. Con risultati straordinari. Le borse che porta in giro per il mondo come frutto del lavoro che le ragazze fanno nell’istituto di Santa Monica dove vivono, sono il lavoro che consente loro di vivere. Le borse sono note in tutto il mondo e vengono acquistate anche dai vip dello spettacolo tanto sono belle: “Sono fatte – spiega – con le linguette delle lattine. Cioè con ciò che abitualmente gettiamo nella spazzatura. Anche le mie ragazze erano state “scartate” dalla società ugandese. All’istituto Santa Monica, però, tirate a lucido e tessute insieme da un destino comune, sono diventate dei preziosi tesori”. Suor Rosemary, quando parla, incanta il mondo:  fa conoscere la sua azione e le storie di queste bambine diventate ragazze e donne. Un impegno che ha contagiato tanti volontari in tutto il mondo.