Abbiamo raggiunto Ulli Mair dopo la sua proposta referendaria in tema immigrazione, che ha destato molto clamore a livello mediatico.
Profughi. Chi sono per Lei.
I profughi e i rifugiati sono soltanto quelli riconosciuti ai sensi della Convenzione di Ginevra e sono poco meno del 10% di quelli che preleviamo dalle coste dell’Africa, in acque libiche, secondo i dati che il Ministero dell’Interno – e non io – diffonde ormai costantemente sull’andamento delle domande presentate alle Commissioni. Gli stessi dati sono confermati dai Tribunali. Il resto, e cioè il 90%, sono immigrati irregolari, ossia clandestini che non hanno alcun titolo a restare sul nostro territorio e che devono essere rimpatriati immediatamente perché sono quelli che, dopo la chiusura delle frontiere di quasi tutti i paesi europei, restano qui a delinquere.
Cosa pensa si debba fare a livello europeo? Si trova in sintonia con la soluzione “muro” proposta dall’Austria?
Certamente. I paesi europei devono proteggere le proprie frontiere e visto che non lo vuole fare l’Europa a cui sembra non interessare il tema, allora lo devono fare i singoli Stati e dovremmo farlo a maggior ragione anche noi, in Sudtirolo, che rivendichiamo a pieno titolo di essere Stato indipendente, visto l’atteggiamento lassista dell’Italia che lascia entrare chiunque e che impone a sindaci e cittadini i tanti clandestini e i pochissimi profughi.
Spieghi in tre righe la sua proposta referendaria.
Semplice. Siete favorevoli al divieto di ingresso di clandestini sul territorio del Sudtirolo ed alla possibilità di stabilire autonomamente le quote di profughi e rifugiati da ospitare? Basterebbe sapere cosa pensano su questo i cittadini per accorgersi di quanto sia lontana e staccata dalla gente la politica che stanno facendo Kompatcher e la SVPD che hanno perso ogni legittimazione democratica. Tocca al popolo indicare la direzione di marcia da seguire su un tema così delicato ed è assurdo che la sinistra sia sempre favorevole a consultare gli elettori su argomenti secondari come ad esempio le pari opportunità e non lo sia su un argomento così vitale come l’immigrazione “irregolare” e l’invasione del territorio.
La Sua proposta sui social (e non solo) è stata chiacchieratissima e criticata. Cosa vuol dire a chi la critica?
Che si sia scatenato un ampio dibattito non può che farmi piacere perché vuol dire che il tema è fortemente sentito dalla gente. Moltissimi, la maggior parte dei cittadini, apprezzano la mia posizione e a chi critica con i consueti stereotipi della sinistra che dice “poverini, accogliamoli tutti e siamo solidali con i bisognosi” rispondo che l’aiuto ai bisognosi – ammesso che quelli che arrivano qui sono i veri bisognosi e non i più abbienti, visto che possono permettersi di pagare con molti dollari i trafficanti di esseri umani – si attua nei propri paesi, favorendone la crescita economica e sociale, senza sradicarli dalle loro terre ed evitando così anche di creare nuovi e pericolosissimi ghetti sociali, nuove bolle etniche come ci dimostra il fallimento in Europa del multiculturalismo e della finta integrazione, di cui troviamo evidenti testimonianze a Marsiglia come a Parigi, a Bruxelles come a Londra, a Berlino come a Vienna. Non è certamente consentendo l’emigrazione di massa che aiutiamo questi popoli. Basta anche con questo buonismo senza senso, che pare essere solo orientato a favorire le speculazioni su queste persone, che a parole (solo quelle) si vorrebbero tutelare. Vorrei poi sapere dalla sinistra che urla “refugees welcome” cosa ha fatto finora per dare dignità all’accoglienza. Cosa? La domanda la pongo io, sperando in una risposta argomentata e ponderata, senza la solita demagogia.
Libia. I migranti passano da lì, arrivando per un buon 80% dall’ Africa Occidentale. Lei sarebbe favorevole ad una missione italiana “ampliata”? Ovvero con “Ippocrate” la possibilità d’occupare porti e presidiare le coste dalla terra?
Sono assolutamente contraria ad una missione in questi paesi. D’Altro canto l’esperienza fatta in passato dimostra quanti danni ha fatto l’interventismo. Bisogna limitarsi a difendere i confini e proteggere il Mediterraneo dall’invasione e per evitare le tragedie in mare basta impedire che le barche partano. Basterebbe far vedere che rispediamo indietro le barche anziché raccoglierle in acque libiche per interrompere questo flusso infinito.
Secondo lei, Bolzano è effettivamente “degradata” o è esagerato definire la nostra città con questo termine?
Che la città sia peggiorata enormemente è sotto gli occhi di tutti. Alcune zone sono ormai infrequentabili non solo la notte ma anche di giorno. Le misure prese da chi ne ha la responsabilità sono inefficaci e non si vede una pattuglia presidiare le piazze e i parchi ma solo intervenire quando accade qualche rissa o furto o accoltellamento e purtroppo è assai frequente. Basta guardare la zona della stazione o via Perathoner o via Alto Adige/Südtirolerstraße per capirlo. Nessun turista e nemmeno un bolzanino si troverebbe a suo agio. La sinistra e l’SVPD sono responsabili di tutto questo.
In chiusura. Sa che sarà impossibile arrivare ad un referendum su questo tema, come cittadina sudtirolese e rappresentante politica cosa vorrebbe si facesse in concreto?
Se non avessimo parlamentari “sottomessi” a Renzi, persone forse non più tanto innamorate della propria terra, che stanno svendendo l’identità del popolo, il referendum si farebbe e il risultato credo che sarebbe scontato. Questo vale anche per il governo del Sudtirolo. Un presidente della provincia con la “schiena dritta” farebbe sentire la sua voce e imporrebbe la linea che porta a far entrare solo chi ha diritto. Ma a loro non importa nulla del futuro della nostra gente. Bisogna subito disdire il patto con il PD e tornare ad essere autonomi e indipendenti.