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Bolzano. Autonomia. L’Accordo Degasperi-Gruber, fu un buon accordo? Ai posteri l’ardua sentenza

5 Settembre 2016

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Bolzano. Autonomia. L’Accordo Degasperi-Gruber, fu un buon accordo? Ai posteri l’ardua sentenza

Nel convegno a Castel Firmiano gli storici ribadiscono due posizioni da sempre opposte.

Il dibattito nella Giornata dell’Autonomia a settant’anni dalla firma dell’Accordo Degasperi-Gruber tenutosi oggi (5 settembre) a Castel Firmiano mostra che gli storici sono, oggi come in passato, schierati su due fronti. Al confronto storiografico hanno preso parte Eva Pfanzelter (Università di Innsbruck), Andrea Di Michele (Libera Università di Bolzano), Michael Gehler (Università di Hildesheim) e Rolf Steininger (professore emerito Università di Innsbruck).

In apertura il Presidente della giunta, Arno Kompatscher, ha voluto sottolineare il significato della scelta di Castel Firmiano, non casuale ma per evidenziare la dialettica da sempre presente tra l’Accordo di Parigi, inteso dai firmatari come atto pacificatore, e il Los Von Trient che invece significa il contrario. Nei settant’anni trascorsi, infatti, l’Accordo tra i due statisti, il Presidente del consiglio Alcide Degasperi e il ministro degli Esteri austriaco, fu interpretato da un lato come l’Atto costitutivo della Autonomia altoatesina, mentre dal fronte opposto, vivace ancor oggi, il fallimento dell’autodeterminazione.

Nel suo intervento Eva Pfanzelter ha affermato che l’accordo di pace, volendo assumere una formulazione accettabile per tutti gli Stati, ha portato al risultato obiettivo di evidenziare “la debolezza diplomatica dell’Austria ed anche la spinta centralista dell’Italia.”

Per lo storico bolzanino Andrea Di Michele sarebbe “giunto il momento di superare l’approccio polemico e rivendicazionista” e riconoscere “senza postume santificazioni, che l’Accordo di Parigi, ha rappresentato un oggettivo passo in avanti nella questione sudtirolese.”

Per lo storico Michael Gehler, invece, mentre per il ministro Gruber la questione sudtirolese non era altamente prioritaria, per Alcide Degasperi il “suo” Trentino era l’obiettivo vero della trattativa. Nessuna Magna Charta per l’Alto Adige, ma piuttosto “il fallimento dell’autodeterminazione e l’autonomia negata”. Gehler, inoltre, ha sostenuto che l’accordo non avrebbe neppure un forte ancoraggio internazionale, ma sarebbe unicamente l’espressione di “buoni propositi”.

A conclusione del Convegno è intervenuto lo storico germanico Rolf Steininger, docente per molti anni all’Università di Innsbruck, che ha contraddetto tutte le argomentazioni sostenute da Gehler, difendendo la sua tesi sulla “Magna Charta dell’Autonomia”. “L’intesa – ha spiegato – faceva parte del trattato di pace e solo questo accordo ha garantito l’autonomia dal punto di vista del diritto internazionale. Chiunque governi a Roma deve tenerne conto. Grazie all’accordo l’Austria è diventata punto di riferimento per la questione sudtirolese e si è così resa possibile la stesura del Pacchetto”.

In foto: i quattro relatori del convegno: Gehler, Pfanzelter, Steininger e Di Michele (Foto USP/O. Verant).