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Bolzano. Cesare Battisti, il ricordo del capoluogo altoatesino a cent’anni dalla morte

15 Giugno 2016

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Bolzano. Cesare Battisti, il ricordo del capoluogo altoatesino a cent’anni dalla morte

Ernesta Bittanti, moglie e indomita collaboratrice di Cesare, per la voce di Patrizia Milani
a cura dell’Archivio storico Città di Bolzano 
 
Secondo appuntamento giovedì 16 giugno alle 18.30 presso il Parco del Monumento alla Vittoria in memoria di Cesare Battisti. Sono cinque i reading organizzati dalla Città di Bolzano in collaborazione con il Teatro Stabile nell’ambito di una vasta iniziativa  per ricordare l’eclettica attività del politico e intellettuale trentino, del quale il prossimo 12 luglio 2016 ricorre il centesimo anniversario di morte. Cesare Battisti è figura centrale della storia novecentesca della nostra regione, la cui memoria ha percorso un cammino spesso lacerante e costellato da profonde contraddizioni a causa delle strumentalizzazioni propagandistiche del periodo totalitario.
La Città di Bolzano ricorda quest’anno l‘eclettica attività del politico e intellettuale trentino valorizzando e contestualizzando i beni e le fonti storiografiche e bibliografiche in suo possesso. Dai testi “battistiani” del Fondo Pedrotti, depositati presso la Biblioteca Civica di Bolzano, nascono quattro reading che raccontano Cesare Battisti, anche in vesti meno conosciute.
Le letture, a cura del Teatro Stabile per il coordinamento di Andrea Bernard, sono interpretate da attori riconosciuti nel panorama teatrale italiano e locale. L’Archivio Storico della Città di Bolzano cura, inoltre, una conferenza/spettacolo – con Patrizia Pfeifer e Hannes Obermair – che illustra come importanti rappresentanti della storiografia e letteratura germanofona, in primis Karl Kraus, Franz Tumler e Claus Gatterer, abbiano saputo rileggere la figura di Cesare Battisti inquadrandolo in una cornice storica priva di strumentalizzazioni ideologiche. I testi del Fondo Pedrotti, di grande valore antiquario oltre che scientifico, saranno esposti in una vetrina “interattiva” allestita all’interno del percorso espositivo nel Monumento alla Vittoria.

La figura di Cesare Battisti viene riletta questa volta attraverso la figura di Ernesta Bittanti, moglie e collaboratrice di Cesare Battisti. Volto femminile dell’antifascismo, testimonianza di una vita controcorrente in una regione dai confini incerti, oltre ad essere rivolta al ricordo e alla valorizzazione del pensiero del marito, ha avuto un percorso intellettuale di grande autonomia.

I testi “battistiani” da cui sono tratti i reading, provengono dal Fondo Pedrotti; sono libri di grande valore antiquario oltre che scientifico, e sono esposti in una vetrina “interattiva” allestita all’interno del percorso espositivo nel Monumento alla Vittoria per tutta l’estate.

Le letture, curate dal regista bolzanino Andrea Bernard, sono interpretate da attori riconosciuti nel panorama teatrale italiano e locale. Sarà la storica e affermata attrice Patrizia Milani giovedì a interpretare il pensiero di Ernesta Bittanti Battisti.

Ernesta Bittanti nasce a Brescia il 5 maggio del 1871, settima figlia dei coniugi Giuditta Rivara e Luigi Bittanti, insegnante di matematica da cui prende l’amore per lo studio. Nel 1882 a Cagliari è la prima bambina iscritta al ginnasio-liceo statale. Nel 1890 Ernesta si sposta a Firenze dove si iscrive alla Sezione di filosofia e filologia dell’Istituto di studi superiori pratici e di perfezionamento dove il 4 agosto 1896 Ernesta consegue il diploma di laurea con una tesi in storia della letteratura italiana, discussa con l’accademico della Crusca Guido Mazzoni (1859- 1943): è tra le prime venti donne laureate d’Italia.
A Firenze inizia anche il percorso “politico”: intreccia rapporti d’amicizia con i fratelli Ugo Guido (1875-1958) e Rodolfo Mondolfo (1877-1976) esponenti di spicco del primo socialismo italiano, conosce Gaetano Salvemini (1873-1957) e incontra Cesare Battisti, presentatogli la notte di Natale del 1895 dall’amico comune Assunto Mori (1872-1956). Questo gruppo di giovani si raccoglie la sera in casa di Ernesta, in via Lungo il Mugnone, per discutere di letteratura, politica, questione sociali: nel segno di quella cultura storica e etica politica, dove si possono trovare fondamenti di una larga parte del pensiero laico italiano.
Nel 1898 – aveva iniziato a insegnare al Liceo Galileo di Firenze – a causa della sua attività politica e del suo dichiarato laicismo positivista, viene destituita dall’insegnamento in tutte le scuole del Regno.
L’8 agosto 1899 sposa civilmente, a Palazzo Vecchio, Cesare Battisti e si trasferisce a Trento. Qui collabora alla pubblicazione dei periodici fondati dal marito, Tridentum, Vita trentina e propone lei stessa la nascita del quotidiano socialista Il popolo (1900). Come editorialista del giornale, propone spesso profonde analisi sulla condizione femminile; in particolare del personale di servizio femminile, proponendo alla Camera del Lavoro di stabilire diritti e doveri della categoria e di istituire una Scuola Professionale che conferisca al lavoro di domestica la dignità di qualsiasi altra professione. Si batte anche per l’abolizione della pena di morte.
Tra il 1901 e il 1910 dà alla luce i figli Luigi (Gigino), Livia e Camillo. Allo scoppio della guerra si traferisce in Italia. Il 12 luglio del 1916 segna la data del tragico lutto: il marito Cesare viene giustiziato, dopo che un tribunale austriaco lo ha condannato a morte per alto tradimento. Ernesta ritorna a Trento alla fine della prima guerra mondiale e qui inizia il faticoso lavoro di ricostruzione dello studio di Battisti, recuperando quanto si era salvato dai saccheggi. Diventa la prima custode del suo archivio e tra il 1916 e il 1957 riesce a pubblicare il pensiero del marito in una copiosa serie di scritti e pubblicazioni, destinati a divulgare il pensiero politico di Battisti e a preservarlo dalle strumentalizzazioni.
L’affermarsi del fascismo non spegne, anzi accende ancor più il suo impegno e lo spirito indomito: si ribella con coraggio alle prepotenze del regime. Si ribella nel 1926 all’intitolazione del Monumento alla Vittoria a Cesare Battisti, come avrebbe voluto Mussolini. Trasferitasi a Milano, quando nel 1939 vengono promulgate le leggi razziali, la ribellione morale di Ernesta è decisa ed immediata: infrange le leggi razziali pubblicando sul Corriere della sera il necrologio per la morte dell’ebreo Augusto Morpurgo. Nel 1943 è costretta a fuggire in Svizzera; anche da lì non manca di fare sentire la sua voce; scrive al Presidente della Confederazione Elvetica ringraziandolo per l’accoglienza, ma esprimendo grande turbamento per le notizie di rifiuto d’asilo a gruppi di Israeliti.
Una donna, insomma, che ha lottato sempre in nome della giustizia, contro l’oppressione; e per affermare la verità e la giustizia è stata capace di rifiutare i vantaggi della beatificazione laica di Cesare Battisti.
Nel dopoguerra Ernesta Battisti mantiene sempre vivi i contatti con gli amici, in particolare con Salvemini. Dallo “studiolo silenzioso e per sempre deserto” di corso 3 novembre a Trento continua la sua attività di scrittrice, sempre attenta alle vicende della politica locale e italiana. Scrive molto intorno alla questione dell’Alto Adige schierandosi a fianco delle popolazioni alloglotte, nell’ambito degli accordi Degasperi-Gruber. Il suo pensiero era contrario all’istituzione della regione autonoma; secondo lei l’accordo De Gasperi Gruber avrebbe dovuto essere applicato solo all’Alto Adige. Si spegne a Trento il 5 ottobre del 1957.

In foto: Ernesta Bittanti con figlio Gigino e Cesare Battisti © Fondo Pedrotti/Comune di Bolzano