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PANAMA PAPERS

5 Aprile 2016

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PANAMA PAPERS

PANAMA PAPERS

Di Denise Bortolotti 

Ieri uno scandalo finanziario di portata internazionale ha sconvolto il mondo del web e non solo. Si tratta della fuga di notizie mai avvenuta, esattamente di dati rivelati da una società di Panama, relativi a presunte attività illegali da parte di alcune delle persone più potenti del pianeta. I cosiddetti “Panama papers” consistono in milioni di pagine di documenti che rendono noti circa quarant’anni di affari offshore, svelati dalla Süddeutsche Zeitung, che ha sua volta li ha ottenuti grazie allo studio legale Mossack Fonseca di Panama city, considerata una dei paradisi fiscali più impenetrabili. Le carte segrete sono state per ultimo girate al Consorzio Internazionale di Giornalisti investigativi (ICIJ), affinché potessero essere analizzati. I fondatori dello studio di Panama, sono persone molto conosciute nel loro Paese. Jürgen Mossack è un immigrato tedesco, figlio di una SS Hitleriana, in cerca di una nuova vita, mentre Ramon Fonseca, che ha lavorato come consigliere del presidente di Panama, quando la sua società è stata messa sotto inchiesta ha deciso di mettersi in aspettativa dal suo incarico.

L’inchiesta è durata più di un anno, comprendendo 11,5 milioni di file segreti per un totale di 2,6 terabyte-email, file PDF e file inerenti ad un lasso di tempo che va dal 1977 alla primavera del 2016. Autorità fiscali di diversi Paesi tra cui Germania e Stati Uniti si sono subito messe al lavoro per fare chiarezza sulla faccenda. E’ la prima volta nella storia che una tale quantità di dati finanziari è stata messa a disposizione della pubblica opinione e degli investigatori.

Questi documenti forniscono informazioni incriminatore su persone di 200 Paesi differenti, tra cui leader, celebrità, sportivi e importanti imprenditori, i quali avrebbero riciclato miliardi di dollari ed evaso tasse e sarebbero stati complici di crimini organizzati e corruzione. Se usati nel rispetto della legge e dichiarati al Fisco, i servizi offerti dall’industria dell’offshore sarebbe legale. Ma i documenti svelano che banche e studi legali non avrebbero seguito le norme che permettono di individuare i clienti coinvolti in attività illecite.

Sono state coinvolte circa 200 mila società con sede in 21 paradisi fiscali sparsi nel mondo. Alcune di queste società sono probabilmente legate ai primi ministri di Islanda, Pakistan, il re saudita, Emirati Arabi, dirigenti sportivi sudamericani già comparsi nello scandalo Fifa come Eugenio Figueredo e suo figlio Hugo, il padre del primo ministro britannico David Cameron, la famiglia dei presidenti dell’Azerbaijan, i cugini del presidente siriano ed un amico intimo di Putin e la star Jackie Chan. Ancora una volta Messi fa notizia, infatti viene collegato ad una società con sede a Panama chiamata Mega Star Enterprises Inc., creata presumibilmente per sottrarre capitali al Fisco. Secondo i dati resi pubblici, sono stati coinvolti anche persone legate al presidente siriano Bashar Al Assad e Muammar Gheddafi. Nello scandalo, secondo l’Espresso, i nomi degli italiani e delle aziende del Bel Paese coinvolti sono all’incirca 800 come Giuseppe Donaldo Nicosia, il pilota Jarno Trulli, il presidente di Alitalia Luca di Montezemolo, Ubi, Unicredit.

In queste ore sarebbe in corso l’elaborazione delle strategie e l’attivazione dei contatti internazionali per ottenere la documentazione dei contribuenti italiani coinvolti e attivare poi rapidamente le relative indagini.

Questa vicenda è l’emblema di quanto profondamente le società offshore siano parte integrante della vita delle élite politiche ed economiche in tutto il mondo.