Il rischio, “mestiere” diffuso tra gli adolescenti
Il rischio, “mestiere” diffuso tra gli adolescenti
Quando manca il confronto con gli adulti e la loro autorevolezza è latitante
di Giuseppe Maiolo, psicoanalista
A guardare certi atti di vandalismo di alcuni giovani, a volte c’è da spaventarsi. Sembrano essere orientati unicamente alla distruzione. In realtà oggi, forse più di ieri, c’è un’idea che domina un po’ tutti e in particolare i nostri adolescenti: posso fare tutto. Mi posso permettere qualsiasi cosa che soddisfi il mio bisogno di adrenalina. Alcuni di loro lo dicono apertamente: confessano che l’unica motivazione che li spinge a compiere azioni violente, trasgressive o veri e propri agiti delinquenziali, è il bisogno di provare qualcosa, di sentire il brivido che scorre lungo la schiena e nello stesso tempo rischiare, ad ogni costo.
Il rischio è il mio mestiere. Si potrebbe dire parafrasando un’espressione cara a Fleming e al suo storico personaggio 007 che aveva licenza di fare qualsiasi cosa. Spesso è quindi piacere. Il piacere del rischio.
Quello che fa rubare apertamente in un negozio, aggredire un passante, distruggere oggetti o dar fuoco alle auto è la pura necessità di provare qualcosa. Per molti dei giovani che hanno tali comportamenti, è semplicemente eccitante. Spesso dietro queste azioni non vi è una motivazione specifica, tantomeno una patologia. Caso mai c’è la noia assoluta, il vuoto pneumatico dei sentimenti, e dove le emozioni non incontrano la percezione dell’altro né il suo sguardo, perché il deficit, se c’è, è quello dell’empatia.
In effetti le trasgressioni degli adolescenti, quelle che un tempo erano evolutive e generazionali, sembrano oggi mancare del confronto con l’adulto. Per cui vi è una grande differenza: una volta si sfidava il genitore per provare la propria forza, per confrontarsi con l’altro, con le sue idee e i suoi valori. Ora invece non si sfida più qualcuno, tantomeno c’è ribellione al “potere insopportabile” dell’autorità genitoriale. Si sfida se stessi e il proprio limite senza peraltro conoscerlo.
La trasgressione è diventata una “bravata” e come tale omologata e resa normale. Allora bisogna alzare il tiro, aumentare la dose, mostrare al mondo le proprie capacità, rendersi visibili a tutti i costi. Così molti adolescenti alzano la voce, tentano di farsi sentire o, più ancora, cercano di farsi vedere e richiamare l’attenzione con quei gesti distruttivi che ci fanno paura o terrore.
Non è molto distante da questo significato il piromane che infiamma la notte bruciando un cassonetto o una macchina. Il significato di molte azioni dirompenti degli adolescenti, compreso gli atti vandalici, è quello di denunciare vuoti affettivi e assenza di relazioni significative capaci di sostenere e di guidare.
In assenza di autorevolezza e di limiti c’è il disorientamento. Perché senza la segnaletica adeguata ci si perde. Si scollina. Il che vuol dire, durante l’adolescenza, transitare senza protezione e senza aiuto alcuno in quel territorio difficile e pericoloso che è il riconoscimento e la gestione dei propri impulsi.