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L’ONU E LA GIORNATA DELLA GIUSTIZIA

18 Febbraio 2016

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L’ONU E LA GIORNATA DELLA GIUSTIZIA

L’ONU E LA GIORNATA DELLA GIUSTIZIA
Il 20 febbraio si celebra la Giornata mondiale per la Giustizia Sociale. Con il termine “Giustizia Sociale”, le Nazioni Unite si riferiscono in particolar modo alla eliminazione delle diseguaglianze all’interno degli Stati nazionali, per quanto riguarda le discriminazioni di “genere” e di classe, e tra gli Stati, in riferimento particolarmente alle enormi differenze sociali tra Nord e Sud del mondo. In occasione di questa Giornata “La Strada – Der Weg” di Bolzano, l’Associazione fondata nel 1978 da don Giancarlo Bertagnolli con una quindicina di soci fondatori, tra i quali Giovanni Salghetti Drioli, don Silvio Bortolamedi e Paolo Spolaore, ci ha inviato una riflessione che volentieri pubblichiamo. Come è noto “La Strada  – Der Weg” opera da quasi quarant’anni nell’ambito del disagio e della devianza giovanile, e negli ultimi anni si adopera sempre più intensamente anche per la “promozione del benessere”.
Questo il testo .
“L’Associazione “La Strada – Der Weg ONLUS” in occasione di questa Giornata vuole ribadire il proprio impegno per far sì che ogni persona, con riferimento a chi fa più fatica, a chi è in condizioni di povertà, a chi è in una situazione di pericolo, possa trovare un contesto in cui siano garantite pari opportunità e superate le disuguaglianze.
La giornata vuole ricordare ed invitare ognuno all’impegno per assicurare un mondo più giusto ed equo veramente per tutti, in cui sia possibile l’esigibilità dei propri diritti.
Le crescenti disuguaglianze minano il cammino della comunità internazionale nel suo fragile e spesso debole sforzo di liberare dalla povertà milioni di persone e a costruire un mondo più equo.
Non è giustizia far finta di niente.
Non è giustizia delegare questo impegno ad altri, alle istituzioni, alle organizzazioni, alle persone di buona volontà.
Non è giustizia stare soltanto a reclamare. Spesso a lamentarsi.
Non è giustizia fermarsi all’indignazione. Ci è chiesto di impegnarsi per costruire un mondo guidato dal rispetto della dignità umana e dalla solidarietà.
L’integrazione è l’insieme di tutti quei processi sociali e culturali che ci rendono protagonisti attivi all’interno della società. In un mondo sempre più disgregato e disgregante, dove l’individualismo la fa da padrone, è urgente riflettere su quanto e cosa facciamo per contribuire a consolidare i legami all’interno delle nostre comunità. Collaborare ad aiutare chi affronta il proprio cammino di vita da posizioni di partenza socialmente ed economicamente più svantaggiose, vorrebbe dire prendere parte alla concreta “costruzione della Giustizia Sociale”. E’ giusto che chi può si doni di più, è giusto che chi ha di più doni di più. Per dirla come don Milani: “Nulla è più ingiusto che trattare da uguali i diseguali “. 
Non è giusto, da posizioni di forte benessere, nascondere le differenze oggettive oggi esistenti costituite da opportunità differenti di accedere al denaro, al potere, al prestigio, al riconoscimento.
Occorre sviluppare politiche che promuovano uno sviluppo inclusivo, ma anche impegnarci personalmente contribuendo con una visione ed un comportamento orientati alla giustizia, alla solidarietà, alla legalità.
“Giustizia, pace, salvaguardia del creato”, sollecitazione di Alexander Langer già alla fine degli anni ’80, e attenzione,  movimento e percorso a livello ecumenico (vedi assemblea ecumenica europea di Basilea e assemblea ecumenica mondiale di Seoul),  è un tema che ha dato la consapevolezza dell’urgenza di operare per la giustizia e per la pace fra i popoli, come pure per il rispetto della natura.
Si tratta di problemi a dimensione mondiale, ma che vanno affrontati e risolti anche attraverso la nostra partecipazione, congiungendo gli sforzi di tutte le persone di buona volontà.
Le diseguaglianze stanno aumentano sempre di più e creano distanze che sembrano incolmabili tra gli uomini che dovrebbero nascere liberi ed essere uguali in dignità e in diritti e la parola “giustizia” sembra troppo spesso assumere un significato astratto. La crescita del divario è confermata da recenti studi, secondo i quali quasi la metà di tutta la ricchezza generata nel mondo è nelle mani dell’un per cento della popolazione.
Giustizia significa ridistribuzione della ricchezza e delle opportunità per garantire che agli individui siano soddisfatti i loro diritti, per consentire a tutte le persone di ricevere istruzione, assistenza sanitaria, sicurezza sociale, diritti del lavoro, almeno condizioni di vita accettabili.
La qualità della vita a livello mondiale si sta abbassando, la vita stessa è in pericolo. Non è giustizia chiudersi per tutelare i propri privilegi quando dentro e appena fuori dalle nostre porte c’è:
chi è vittima di forme di ingiustizia consolidate e mortali: mentre pochi abitanti della terra godono di un benessere e di un potere senza precedenti, milioni di persone sono schiacciate dalla povertà, dalla fame e dall’oppressione;  chi è vittima di violenza generalizzata in conflitti aperti e nascosti, in crescenti violazioni dei diritti umani fondamentali: tortura, esecuzioni, genocidi;
chi subisce il degrado ambientale accelerato: stiamo consumando in modo assurdo la terra, i processi da cui dipende la vita stessa vengono sistematicamente insidiati, con il nostro stile di vita stiamo impoverendo la natura e le persone”.