Voto a 16 anni? Boutade o furto di sogni?

Nelle ultime ore rimbalzano in rete le dichiarazioni del leader politico Grillo: “i sedicenni possono lavorare e pagare le tasse, quindi giusto che votino”.  Questione delicata quanto spinosa, in Italia ci sarebbero quasi due milioni d’elettori in più, si pareggerebbero gli over 65. Quali conseguenze a livello politico? Particolari. I ragazzi d’oggi vivono connessi, sempre i rete, s’informano e comunicano sul web. Gli stessi canali utilizzati da Grillo per farsi sentire, canali lontanissimi da chi di anni ne ha ottanta o giù di li. I sedicenni sotto alle sottane di Grillo? Nessuna certezza, alcuni potrebbero semplicemente seguire le orme di mamma e papà, sono molti i ragazzi di quell’età ad essere ancora vicini al mondo fanciullesco, unico totem rappresentato dai genitori. Non si è uomini e donne a 16 anni, tranne rare eccezioni. La storia è piena di fanciulli prodigio, da Alessandro Magno, passando per il giovanissimo Muzio Scevola, che dire del futuro Scipione l’Africano, a 16 anni errante al Trasimeno per recuperare con lo zio gli anelli dei nobili romani uccisi, sconfitti da Annibale. Anelli che consegnerà alle vedove nel Foro, anelli che lo ispireranno nello sconfiggere il condottiero cartaginese. Sempre nell’antichità abbiamo Ottaviano, sedicenne noioso e studioso di diritto romano, ma già mentalmente pronto a diventare il divino Augusto. La mente scorre invece al 1899, anno di nascita di molti fanti italiani, i famosi ragazzi del ’99, arruolati in fretta e furia (diciottenni) dopo la batosta di Caporetto. I loro visi, glabri, puliti, ragazzini con il ’91 tra le mani, mandati a combattere in un qualcosa più grande di loro. A tutto questo pensarono i nostri padri costituenti quando fissarono nel diciottesimo anno d’età il diritto di voto. Un cittadino nei primi diciotto anni della sua vita si forma, sperimenta, sbaglia, cambia idea, paga meno i propri errori (peccati di gioventù). I sedicenni d’oggi come sono? Magari sono informati, anche più di qualche adulto, a volte anche lavoratori ma pur sempre degli adulti in divenire. Andare a votare è una responsabilità, quindi la maggiore età dovrebbe essere spostata al ribasso anche per altri aspetti, dalla patente ad eventuali procedimenti penali. In pratica un quasi bambino non avrebbe più il diritto di sbagliare, anche futilmente. Un anticipo di vita adulta lungo due anni, la strada giusta per cambiare il paese? A qualcuno, questa investitura, sicuramente piacerebbe, ad altri no, ad altri ancora non interesserebbe proprio. A sedici anni si deve mantenere una certa spensieratezza mentale, non si può essere strumentalizzati, si deve sperimentare, provare, giocare. Non tutti nascono come Scipione, Augusto e compagnia, a quell’età spesso si è leoni di carta, sensibili ed insensibili allo stesso tempo, a volte nemmeno intellettualmente formati (la post adolescenza ha tempi diversi, lo dicono i medici). Senza scendere in diatribe politiche sarebbe il caso di lasciar stare i ragazzini, lasciarli crescere in pace, non prenderli per il bavero a causa di calcoli elettorali (il 78% dei sedicenni non legge i giornali ma vive in rete) e rispettare il loro iter formativo. A diciotto anni compiuti poi si vedrà, non tutti saranno maturi, ma una larga fetta di popolazione avrà lasciato la post adolescenza. La nostra società ti obbliga a crescere più in fretta, a giocare meno, ad essere molte volte un piccolo adulto (lo dimostrano gli episodi di cronaca che coinvolgono minorenni). La responsabilità politica e morale che spetta al mondo adulto è creare le condizioni perché questi ragazzi crescano al meglio, si formino nei tempi giusti, sperimentino e facciano esperienza. A diciotto anni non saranno forse pronti, ma forse avranno provato ad esserlo. Sarebbe il caso le nostre forze politiche si prodigassero alla stesura di un piano industriale (fate sempre questa domanda al politico di turno, non saprà che dirvi, diventerà pallido se ne chiederete la lettura) per l’effettivo rilancio del paese, in questo modo anche la condizione di giovani e giovanissimi migliorerebbe grazie allo sviluppo del lavoro. Anticipare il voto ai sedicenni è forse sottrarre parte della loro giovinezza (un bene unico e prezioso), camuffando il tutto in rivoluzione, che diventerebbe un semplice surrogato per attirare voti. Un furto di sogni insomma.