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L’ombra delle carni rosse sul Trattato di libero scambio Usa-Europa

5 Novembre 2015

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L’ombra delle carni rosse sul Trattato di libero scambio Usa-Europa

PIERCARLO BARALE – L’Unione Europea sta negoziando con gli Stati Uniti il TTIP – Trattato di libero scambio – che dovrà normare il commercio tra le due parti, con riflessi immediati sui consumatori, l’ambiente, i produttori ed anche la democrazia. I negoziati sono in corso a Bruxelles e Washington, nella fase finale. Riguardano una vasta serie di prodotti, che dovrebbero diventare meno cari per la maggior concorrenza qualitativa e quantitativa.

Si tratta del Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti. Lo scopo è la creazione di una zona economica uniforme tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea, con ottocento milioni di consumatori. Oggi vi sono molti ostacoli, che rendono difficile questo traguardo, soprattutto in materia di legislazione sugli alimenti e sugli standard industriali. Si dovrebbe così rivitalizzare l’economia, senza rinunciare alla tutela ambientale, alla sicurezza nelle produzioni industriali, alla genuinità dei prodotti.

Da quando è iniziato, vi sono due parti contrapposte e quasi già litiganti. I legislatori Ue e Usa vogliono una sorta di unione economica, che si contrapponga ai blocchi asiatici in formazione. Gli ambientalisti, invece, lo vedono come una grande frode per i consumatori, un tentativo sfacciato di favorire le privatizzazioni, nel nome del profitto, superando così le legislazioni nazionali. Le parti contraenti hanno, infatti, avocato a sè le caratteristiche dei prodotti da commercializzare, finora regolate dalle normative dei singoli Stati federati Usa e dalle realtà nazionali Ue.

Dovrebbe nascere un mercato comune per le imprese europee e degli Usa. Si dovrebbero applicare gli stessi standards per medicinali, cibi, prodotti industriali e relative tutele dall’inquinamento e garanzie di genuinità. C’è chi definisce il trattato una menzogna neoliberista, mentre il ministro dell’Economia della Germania ritiene che cambierà il commercio mondiale per i prossimi venti-trent’anni.

Sotto il profilo delle modalità seguite per l’allevamento del bestiame e le produzioni agroalimentari, noi siamo all’avanguardia sia nei confronti dell’Europa, che ci rappresenta, sia degli Usa. Abbiamo una legislazione sul benessere animale, che stabilisce precise modalità per ogni tipo di allevamento, dalle superifici a disposizione di ogni pollo fino all’alimentazione, all’uso dei medicinali, al divieto di somministrare ormoni.

Niente di tutto ciò vi è negli Usa, dove le galline sono tenute in gabbie a torre, senza toccare il suolo, ingozzate come le oche francesi di pochi decenni or sono. Se i negoziatori europei non saranno capaci a difendere le nostre biodiversità ed accetteranno gli standards Usa, ci troveremo invasi da prodotti scadenti a prezzi molto bassi.

Ho ritenuto opportuno fare cenno di questo trattato in corso di stipula, perchè potrebbe non essere casuale la coincidenza con la messa al bando – così compresa – della carni rosse, lavorate a mano. Per raggiungere l’attuale perfezione della filiera dell’alimentazione, abbiamo lavorato sodo a livello legislativo e soprattutto nei campi, negli allevamenti e nelle attività di trasformazione, conservazione e vendita. Ricordo il risanamento delle stalle degli anni ’70-’80 dello scorso secolo, con l’eliminazione di tutti i bovini tubercolitici.

La Regione Piemonte, con la Carta dei Suoli, ha verificato lo stato di salute delle falde acquifere e regolamentato gli scarichi degli allevamenti sprovvisti di impianti di trattamento dei liquami. Sono stati banditi gli ormoni per ingrassare ed arrotondare vitelli ossuti provenienti dalla Francia a prezzi stracciati. Ora è tutto in regola, anche per quanto riguardi frutta, verdura, erbaggi, colture varie. Si è sempre saputo che un eccessivo consumo di carne abbrustolita e trattata o lavorata con conservanti non è consigliabile. Ora è stato ufficialmente rilevato un collegamento tra l’eccessivo consumo di carne rossa e tumori allo stomaco ed all’intestino. E’ quindi questione di misura e di buon senso. Non ci si può nutrire di wurstel e patatine fritte dall’età scolare fino alla vecchiaia.

Occorre dare frutta ai bimbi e dieta mediterranea nelle mense scolastiche e non solo. La nostra alimentazione tipo, con l’indispensabile olio di oliva extra vergine, è patrimonio dell’umanità dell’Unesco. La carne deve essere utilizzata con parsimonia, come già da sempre abbiamo fatto. Gli americani ne mangiano troppa. Molti ragazzi sono obesi già dalle elementari. Inoltre i loro alimenti non sono paragonabili, per genuinità e controlli, ai nostri. Lasciando da parte il nostro rispetto per l’ambiente ed anche per gli animali.

Come succede ogni volta che suona un allarme, diminuisce il consumo del prodotto, per poi, dopo qualche mese, ritornare nella normalità. Siamo noi a doverci prendere cura della nostra salute, con un consumo moderato.

Piercarlo Barale

http://www.cuneocronaca.it/notizia.php?nID=5259