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L’AMORE FERISCE, E PURTROPPO SPESSO UCCIDE

23 Novembre 2015

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L’AMORE FERISCE, E PURTROPPO SPESSO UCCIDE

Tra le numerose manifestazioni di questi giorni sulla “Giornata sulla violenza contro le donne” a Bolzano la Biblioteca Provinciale Italiana “Claudia Augusta”presenterà al Centro Trevi (Via Cappuccini 18) il libro di Giuliana Beghini Franchini e Giuseppe Maiolo

SE L’AMORE FERISCE (ed. Erikson)

Sullo stesso tema Giuseppe Maiolo ci ha inviato una sua riflessione che volentieri pubblichiamo.   

LA VIOLENZA SULLE DONNE

La violenza sulle donne è piaga sociale che sovente si nasconde insospettata dentro le case della gente comune. Quando emerge  non è per caso. Così come non è riducibile alla devianza di alcuni “mostri” affetti da una patologia sconosciuta, il femminicidio è  piuttosto qualcosa che ha a che fare con una coscienza maschile disturbata, con un disagio profondo che si annida nei maschi incapaci di mettere a fuoco e gestire le parti oscure della loro psiche.

Non ci sono “orchi” che si rivelano all’improvviso presi dal raptus della follia. Perché questo non esiste. C’è sicuramente la malattia che obnubila la mente di quei maschi assassini e più ancora esiste la fatica di una comunità maschile che in questo nostro tempo non riesce a trovare la propria identità. E’ crescente negli uomini di oggi la difficoltà di svincolarsi dalle dipendenze infantili e diventare adulti e capaci di autonomia, in grado di riconoscere le proprie responsabilità nelle relazioni affettive e di coppia così come nella paternità.   In quei maschi più adultescenti che veramente adulti, c’è un vero e proprio malessere che impedisce di gestire le emozioni e contenere le proprie pulsionalità.

Se è necessario curare quel maschile fragile o realmente disturbato che si nasconde dentro molte esistenze “corazzate” capaci di occultare i sentimenti perversi del male, più ancora è fondamentale cambiare direzione al progetto educativo dei bambini e degli adolescenti e soprattutto dei maschi. In effetti, non stiamo più riservando attenzione ai sentimenti e ai vissuti emozionali. Non insegniamo più ai bambini a dare un nome a ciò che si prova.  Ci accontentiamo che quei piccoli esprimano con una emoticon il loro vissuto. Siamo diventati una comunità globale di faccine, emotivamente analfabeta e sostanzialmente incapace di riconoscere i sentimenti che albergano dentro di noi.

Non educhiamo al rispetto per il femminile, all’incontro e alla relazione. Stiamo facendo crescere maschi freddi e distaccati incapaci di dare un valore all’empatia, cioè all’ascolto e alla partecipazione affettiva. E abbiamo ormai all’orizzonte una comunità di sordi che si urlano addosso espressioni violente con il compiacimento di una moltitudine di spettatori plaudenti.

Nessuno si preoccupa più di mettere in evidenza che anche i bambini piccoli hanno parti violente nascoste nel sottosuolo e capaci di crudeltà e desideri perversi. Se gli adulti non vedono il bulletto che minaccia dietro l’angolo o peggio ancora non valutano pericolosi e negativi alcuni comportamenti offensivi e violenti, la prepotenza verbale, la prevaricazione non solo fisica e la forza negativa degli atteggiamenti irrispettosi, faranno sempre più parte di quella cultura della violenza che si sta espandendo a vista d’occhio

Serve una profonda riflessione collettiva e in modo particolare della comunità maschile.  Di certo per alcuni è necessario un percorso della coscienza che li aiuti a “vedere” i  fili sotterranei che legano le storie, i desideri, le fantasie, i bisogni “normali” a quelli mostruosi e perversi.

Ma se vogliamo davvero mettere mano alla piaga della violenza sulle donne, se intendiamo contenere questo fenomeno devastante c’è l’urgenza di usare strumenti educativi diversi, più efficaci che puntino allo sviluppo di una cultura del rispetto e della tolleranza. C’è bisogno di ritrovare gli elementi di una educazione non-violenta se vogliamo far crescere un sentire maschile capace di esprimere sentimenti e emozioni e metta in grado i maschi di riconoscere e gestire fin da piccoli quel notturno mister Hyde che si aggira nell’oscurità del quotidiano.

Giuseppe Maiolo