“CARTA DI BOLZANO” si chiama, perchè sta nascendo a Bolzano la Carta dei diritti dei profughi e dei doveri dell’Europa nei loRo confronti. Se ne è parlato ieri, 3 ottobre negli ex-magazzini della stazione ferroviaria presenti i senatori Luigi Manconi e Francesco Palermo, membri della Commissione diritti umani del Senato, il presidente della Provincia di Bolzano Arno Kompatscher. la portavoce dell’UNHCR Carlotta Sami, Roger Hopfinger in rappresentanza di Trenitalia ed esponenti di Volontarius, Binario 1 e Fondazione Alexander Langer tutte associazioni di volontariato che si prodigano in favore dei profughi. Assente invece Sandro Gozi, sottosegretario alla Presidenza del Consigli per inderogabili impegni sopravvenuti.
Nella tavola rotonda del pomeriggio – seguita all’esibizione in concerto di Paolo Fresu – prima dell’illustrazione dei punti fondamentali della CARTA, Arno Kompatscher ha ricordato che la stazione ferroviaria di Bolzano è in Italia uno dei punti più interessati dal transito dei migranti verso l’estero e che dal 1° gennaio ad oggi sono passati di qui tra i 100 e i 150 profughi al giorno. Ha ringraziato le Associazioni che quotidianamente si prodigano per alleviare il viaggio lungo pieno di ostacoli, fatiche e rischi che li porterà oltre confine verso i Paesi del Nord. Parole di ringraziamento anche per le forze di Polizia, altrettanto impegnate affinché questo flusso quotidiano avvenga nel modo meno indolore possibile.
Quattro i pilastri fondamentali della CARTA DI BOLZANO illustrata nel Convegno.
Il primo auspica una unica legislazione europea per l’asilo, perché in presenza di un sistema comune e uniforme diminuirebbe il numero dei movimenti interni irregolari di profughi.
Il secondo criterio si riferisce in particolare ai ricongiungimenti familiari. Dovrebbe essere introdotta una regolamentazione in consideazione di “ragioni umanitarie fondate su motivi familiari o culturali ” in modo tale da permettere ai richiedenti di realizzare il proprio progetto di vita in uno Stato europeo membro diverso da quello che l’attuale regolamenbtazione dei flussi consente. Ci si troverebbe in tal caso di fronte ad un opportuno superamento del Regolamento di Dublino.
Il terzo pilastro dovrebbe consentire ad alcune migliaia di profughi che già vivono nei campi dei cosiddetti Paesi terzi- in particolare Giordania e Turchia – e che hanno un diritto accertato alla protezione internazionale , di essere reinsediati nei Paesi dell’Unione Europea.
Il quarto punto prevede la semplificazione in Italia della concessione dei visti. Occorre una nuova politica migratoria, europea e nazionale, ispirata da intelligenza politica, spiurito umanitario e senso pratico. Non essendo garantita la possibilità di ingresso per motivi di lavoro, di studio e di famiglia in maniera sufficiente a rispondere alla attuale e all futura domanda, fatto questo che comporta illegalità, precarietà e sfruttamento, è urgente, sottolinea la CARTA DI BOLZANO, prevedere, almeno per l’Italia, altre modalità di ingresso legale superando l’attuale decreto dei flussi e favorendo l’incontro, per esempio, tra lavoratore e datore di lavoro attraverso la concessione di un permesso di soggiorno per “ricerca lavboro”.
Da un punto di vista generale, tutti gli intervenuti hanno riconosciuto soddisfacente il lavoro fatto a Bolzano da parte delle Istituzioni e delle Associazioni di volontariato nei confronti dei profughi in transito a Bolzano. SOCiò che invece appare carente e su cui sarebbe opportuno cominciare a riflettere è l’approccio culturale al fenomeno della migrazione. Non basta una soddisfacente cultura della accoglienza, che ovviamente è il necessario primo livello nel rapporto con i migranti, ma occorrere cominciare a pensare ad un rapporto trans-culturale con loro in modo tale che lo scambio sia effettivamente reciproco e paritario.