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Il Sindaco di Bolzano si è dimesso

24 Settembre 2015

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Il Sindaco di Bolzano si è dimesso

Poco fa, dopo che oggi Luigi Spagnolli aveva inviato una lunga lettera che pubblichiamo di seguito, si è dimesso dal proprio ruolo, come confermato dal Segretario Comunale del Comune di Bolzano.

Lettera aperta del primo cittadino Luigi Spagnolli

“A tutti i Consiglieri Comunali che mi hanno sostenuto in campagna elettorale e che hanno votato la Giunta ed il programma, e loro subentranti.

Care e cari e sinceramente stimati/e compagni/e di questo seppur breve tratto di strada,

sono Sindaco di Bolzano dal novembre 2005, quando con diversi di Voi ribaltammo un’elezione apparentemente scontata a favore della destra e mantenemmo il centrosinistra al timone della città. Fare il Sindaco a Bolzano non è come farlo in un altro comune altoatesino (cosa che in Provincia si fa sempre fatica a capire): là il cittadino ferma il Sindaco per strada e concorda con lui come ottenere una concessione edilizia o un’autorizzazione. A Bolzano per fare ciò si va dal funzionario competente; il Sindaco è invece il vertice di un apparato articolato e complesso, con mille obiettivi diversi, e deve saper ad un tempo pensare strategie aziendali, ascoltare chi ha problemi e provare a risolverli, far quadrare i conti, gestire rapporti qualificati con le persone che contano, sia nel pubblico che nel privato, nella nostra comunità e fuori di essa, assumersi la responsabilità di firmare ogni giorno centinaia di atti diversi, essere presente, e dire cose possibilmente sensate, agli eventi più disparati ed essere raggiungibile 7 giorni su 7.
A tutto ciò si è aggiunto, nel mio caso, l’impegno in ANCI, dove da oltre 6 anni presiedo una delle 18 Commissioni di settore, che mi porta spesso ad essere in giro per l’Italia. Cosa che comporta un grande impegno di tempo e di energie, che penalizza sensibilmente la vita privata e la famiglia. Senza parlare della sovraesposizione mediatica, che macina nel tritacarne anche la personalità la più sicura di sé alterandone l’aspetto agli occhi anche dei parenti e degli amici più cari, e delle conseguenze giudiziarie, dove ogni atto, ogni gesto del Sindaco è potenziale oggetto di indagine, dato cho oggigiorno chi fa politica è in re ipsa un lestofante. Personalmente non avrei mai pensato, da cittadino onesto, rispettoso delle leggi e attento a come spendere il denaro pubblico, quale io sono, di ritrovarmi coinvolto in così numerosi procedimenti giudiziari. Ferma restando l’ovvia e legittima potestà dei magistrati di cercar responsabili di reati dove ritengono di trovarne.
Gli elettori mi hanno nuovamente scelto come Sindaco, il 24 maggio 2015, con un’esito elettorale che garantisce la governabilità di qualsiasi altra città d’Italia e del mondo civile. Gli elettori hanno anche deciso di mandare in Consiglio Comunale rappresentanti di 18 liste diverse, che significa mettere già in partenza in grande difficoltà che si assume la responsabilità di governare.
Nelle settimane successive mi sono adoperato per trovare nuovi alleati che mi consentissero di essere sostenuto da una maggioranza in Consiglio. Era strano, dopo aver ricevuto 18.000 voti al primo turno, sentirmi spiegare come si doveva governare la città da chi ne aveva presi 4000 o 1500. Ma con umiltà e con senso di responsabilità (i cittadini votano per far nascere un governo, non per vedere gli eletti litigare e poi tornare alle urne), insieme a tutti Voi, ho elaborato un programma e messo insieme una Giunta, che, pur con qualche vicissitudine legata alla voluta mancata approvazione del PRU di Via Alto Adige, è entrata in carica ed ha iniziato a lavorare, producendo una serie di atti e di attività in modo positivo e collegiale. Mancava però, e continua a mancare, una maggioranza omogenea in Consiglio Comunale: che significa che ogni delibera portata dalla Giunta rischia di essere bocciata per delle banalità.
Chi mi ha parlato il 23 giugno sa che, nel mio intimo, avrei fatto i bagagli dopo la prima, fallita votazione della Giunta e del Programma. Se sono andato avanti è stato per mero spirito di servizio, rispettando il predetto principio per cui dopo ogni elezione bisogna provare fino all’ultimo a formare un governo; e anche per l’entusiasmo che si era creato in tutti noi, quando intravedemmo la possibilità di non darla vinta alla furbata della Consigliera Pitarelli. Personalmente mi ero posto, allora, l’obiettivo di arrivare almeno a settembre, così da far slittare i tempi di un eventuale nuovo voto alla primavera 2016. Un voto a novembre avrebbe prolungato la già di per sé trista ed esacerbata campagna elettorale della primavera, inasprendo di ulteriori tensioni l’animo dell’elettorato.
Conseguito l’obiettivo di arrivare a settembre, è però ormai evidente che non riusciamo a trovare un denominatore comune che ci faccia stare insieme serenamente.
Projekt Bozen ha deciso di chiamarsi fuori dalla maggioranza, così come il PSI. PD, Lista Civica ed SVP hanno continuamente il loro daffare per contenere le spinte centrifughe di più d’uno/a. La Sinistra, che coerentemente tiene botta nonostante la contestazione di una parte consistente dei propri militanti, ha ripetutamente ribadito la propria radicata convinzione di dover continuare ad incessantemente confrontarsi su ogni tema, anche su quelli su cui si è già discusso e deciso in passato: cosa che, con la polverizzata dispersione politica presente nel neoeletto Consiglio, fa intravedere all’orizzonte, in sostanza, decine e decine di ore di discussioni improduttive.
Nel PD persistono due anime, pur con non irrilevanti diverse sensibilità personali: quella che “comunque si deve andare avanti con la coalizione di Centrosinistra”, e quella che “non possiamo mica mollare su tutto”.
Nella SVP la cesura è ancora più marcata, con una parte del Gruppo consiliare in contrasto con l’altra su una serie di decisioni da prendere.
PD e SVP non si accordano sulla definitiva attribuzione delle deleghe.
La Lista Civica ha finora tenuto disciplinatamente botta al mero scopo di mantenere viva la possibilità di continuare a governare: ma c’è, evidente, del malessere anche lì. Luciano Giovanelli svolge con disciplina ed impegno il suo ruolo di Assessore: anche lui però avverte il disagio della mancanza di una maggioranza a cui riferirisi con sicurezza.
Purtroppo, complice una Legge Elettorale scellerata che favorisce in modo evidente le piccole liste rispetto alle grandi (di cui qualcuno porta la responsabilità politica), non ci sono più i Partiti, che dovrebbero servire a metabilizzare al proprio interno le decisioni, per arrivare alla discussione in Commissione ed in Aula con proposte già definite e scremate. Siccome appunto i Partiti non ci sono più, o quasi, detta metabolizzazione si svolge tutta nelle sedi istituzionali, con l’effetto di allungare all’infinito i tempi dei procedimenti amministrativi.
A questo quadro si aggiunge drammatica la presenza, in Consiglio, di un’opposizione mai come stavolta (riprendo delle espressioni usate da Roberto Defant in un bellissimo articolo di fondo del numero di giugno di Volinforma, il giornalino di Volontarius, che si riferisce con amarezza a quanto accaduto in campagna elettorale) folcloristica e fuori dal tempo, oltre che del tutto inconsapevole di come funziona la macchina amministrativa comunale. Urla, schiamazzi, risate, spintoni e sfottò non aiutano in alcun modo a fare l’interesse della città: sono gesti propri delle feste campestri o del tifo da stadio, che denotano una totale mancanza di visione globale, totalmente ripiegati rispetto ad una realtà che da rappresentanti eletti responsabili ci dovrebbe chiamare a riconoscere quanto ci succede intorno allargando l’orizzonte, della mente e del cuore, in una prospettiva universale, che non può non vedere i flussi di persone in fuga per salvare la propria vita da guerre e miseria. Un’opposizione che, come anche parte della maggioranza, continua a pensare e ad agire come se fosse in campagna elettorale: che è il modo più sbagliato per decidere il meglio per la comunità. Un’opposizione convinta, come accade nel Parlamento Nazionale, che intrattenere conversazioni mail con i propri elettori e produrre interrogazioni, interpellanze, mozioni ed emendamenti sia un lavoro, perdipiù produttivo per la comunità: si tratta invece di atti, legittimi per carità, che invece appesantiscono sensibilmente l’attività degli uffici comunali, e che in ultima analisi producono (tanta) ulteriore burocrazia, di cui comunque si dà la colpa a chi governa. Un’opposizione in parte bloccata sui no di principio – no all’inceneritore, no all’aeroporto, no …. -, in parte pronta a prostrarsi per un coinvolgimento nel governo.
In questi ultimi giorni, dopo legittima lunga riflessione, è arrivata la sofferta decisione dei Verdi – che non dimentico aver detto, prima del ballottaggio, che per loro Urzì ed io uguali eravamo, e che quindi non avrebbero votato – di sostenere dall’esterno il governo della città, con un documento sintetico ma rigido, che non ha mancato di destare perplessità negli alleati. Ciò, e le conseguenti successive prese di posizione pubbliche delle diverse forze politiche, ha ulteriormente allargato il fronte di un dibattito interno a cui, sinceramente, non vedo come si possa porre fine positivamente.
Tutto questo mi ha portato a valutare come scelta migliore, per la città, quella di tornare a votare a maggio 2016.
Sapendolo fin d’ora, c’è il tempo, se si vuole, di cambiare la legge elettorale, e c’è la possibilità per ogni forza politica di riorganizzarsi con nuove proposte e nuove persone.
Ho deciso di dimettermi da Sindaco (sempre che non venga sfiduciato, stasera, in Consiglio).
Potrei dimettermi prima, togliendo al Consiglio la possibilità di discutere le due mozioni, che automaticamente decadrebbero: qualcuno potrebbe però dire che mi sono dimesso per paura, e non mi piace, perché paura non ho. Potrei in alternativa dimettermi domani, o lunedì: ho promesso di partecipare ad una Tavola Rotonda sabato, organizzata dall’Alto Adige con ospiti illustri per il proprio 70° compleanno, e sarebbe un segno di attenzione farlo da Sindaco in carica.
Non parteciperò alla seduta di Consiglio sulle Mozioni di sfiducia: resta ovviamente inteso che, se passano, siamo tutti decaduti.
Alla luce di tutto quanto sopra, e premesso dunque che me ne vado e che mando a casa Giunta e Consiglio anzitempo, mi sono chiesto: ha ancora senso tenere bloccato il PRU di Via Alto Adige, che riqualifica un’area importante della città in armonia con la pianificazione delle aree vicine, porta 100 milioni di Euro al Comune di cui 70 milioni cash (sono circa due bilanci annuali di investimenti!), e che attivando un grande cantiere dà lavoro a diverse ditte locali? Considerando il fatto che gli approfondimenti giuridici nel frattempo completati hanno portato alla conclusione che, rispetto al rischio di ricorsi, e conseguenti contenziosi, che comunque ci saranno, parrebbe probabilmente (il condizionale è d’obbligo) più opportuno tenere aperto il procedimento medesimo, in cui personalmente ho creduto fin da subito? Ha senso che, pur essendo consapevole che non sono in grado di tenere insieme questa maggioranza, io rinneghi non il progetto in sé, ma il percorso amministrativo, quello dell’Art. 55 Quinquies, che convintamente continuo a ritenere essere una grande innovazione, anche se del tutto migliorabile, nel rapporto tra gli enti pubblici e l’imprenditoria privata nel progettare insieme la città del futuro? Rischiando pure, un domani, di essere chiamato a risponderne individualmente, visto che sta a me Sindaco tenere aperto o chiudere il procedimento?
No, non ha senso. Intendo pertanto convocare nuovamente la conferenza di servizi che ulteriormente migliorerà il progetto del PRU di Via Alto Adige, tenendo conto delle indicazioni Vostre e di chi se n’è interessato in questi mesi, per poi sottoporre la nuova proposta al Consiglio Comunale, come prevede la legge. Lo farò, con mio decreto, oggi stesso.
Ho fatto il mio tempo. Consegno ai Bolzanini una città con nuovi quartieri, nuovi ponti, nuovi sottopassi, nuove scuole, nuove iniziative e tanti piani e progetti. Una città che ha saputo far crescere la convivenza tra diversi, partendo da un nuovo più evoluto rapporto tra bolzanini di lingua italiana e di lingua tedesca, e che ha così recuperato ad un uso pubblico virtuoso, dopo quarant’anni, il Monumento della Vittoria, facendo i conti con la propria complessa storia di quegli anni, prima città in Italia. Una città che sta provando ad affrontare con intelligenza e buon senso i nuovi problemi dell’accoglienza. Una città apprezzata da tutti coloro che la frequentano. Una città abitata da persone di buona volontà e di buon cuore, come ha dimostrato il massiccio soccorso spontaneo attivato a favore dei profughi in stazione. Una città che, nonostante le urla di chi parla e non sa, sta vedendo diminuire i reati in generale ed anche i reati da microcriminalità, grazie al buon lavoro di prevenzione fatto dall’apparato messo insieme da Comune e Forze dell’Ordine. Una città che dovrà imparare, al momento del voto democratico, a considerare un valore aggiunto la governabilità. Non si vota solo per mandare in Consiglio Comunale persone che vigilino sulle cose che non si devono fare: molto di più si vota perché gli eletti si mettano d’accordo su cosa si deve fare per governare al meglio la città che, invariabilmente, cresce e si sviluppa (senza allargare il perimetro urbano). Si devono votare quelli che fanno, non quelli che guardano (e parlano).
Ad maiora, Bolzano!
Oggi si fa la vendemmia, al vigneto comunale di Castel Roncolo: è uso nella nostra terra, prima di passare il maso all’erede, effettuare il raccolto”.