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Sanità, la chimera del Cup unico e le liste d’attesa infinite

13 Agosto 2015

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Sanità, la chimera del Cup unico e le liste d’attesa infinite

Accedere in tempi accettabili a prestazioni sanitarie importanti come interventi chirurgici ed esami diagnostici è un diritto del paziente oggi garantito solo ai casi urgenti. Purtroppo però, è evidente che un esame medico rimandato alle calende greche è un rischio che non si dovrebbe mai correre, per il paziente ma anche per lo stesso sistema sanitario, poi magari costretto ad intervenire in modo molto più dispendioso sia da un punto di vista gestionale che economico. Le liste di attesa di molte prestazioni risultano oggi accessibili con tempi di attesa ben maggiori dei 60 giorni previsti dalla normativa. Le conseguenze sono note: capita spesso che i pazienti si rechino direttamente nei reparti ospedalieri oppure al pronto soccorso, aggravando situazioni organizzative già difficili.

Il Cup unico, per come è attualmente predisposto, è tale solo nel nome, ma non di fatto. Le lunghe liste di attesa vanno a creare una sanità a due livelli: chi se lo può permettere economicamente, di fronte ad un’attesa troppo lunga, va dal privato e paga; chi invece non può deve attendere i tempi del servizio pubblico. La soluzione di questo problema è quindi  fondamentale per garantire una sanità equa a tutti i cittadini. Ecco perché riteniamo quindi prioritario nella complessiva opera di riorganizzazione del sistema sanitario provinciale indirizzare gli sforzi verso un miglioramento del servizio che non può che passare attraverso un’unica centrale di prenotazione, in grado di smistare nel modo più efficiente su tutte le strutture disponibili le richieste pervenute. Una richiesta che il M5S avanza con una mozione depositata nella segreteria del Consiglio provinciale dal consigliere Paul Köllensperger.

Ma c’è anche dell’altro. Se non riesce a garantire i termini di legge, la mano pubblica deve almeno coprire il più possibile i costi delle prestazioni private ricevute dal paziente, proprio per un principio di parità di trattamento. Pubblicizzati poco o nulla da parte dell’ente pubblico, le possibilità offerte dalla delibera 450/2014 della Giunta provinciale sarebbero in questo senso di grande importanza per i cittadini. Si tratta delle modalità di rimborso dei costi sostenuti dai pazienti che si rivolgono all’assistenza specialistica indiretta, una norma che assicura 50 euro a coloro che si sono visti costretti a rivolgersi a una struttura privata costatato che i tempi di prenotazione per una visita erano superiori ai 60 giorni. E tutti sappiamo che per alcune branche mediche questo accade abitualmente. Ma perché non pubblicizzare adeguatamente questa interessante possibilità? E ancora: perché non venire ulteriormente incontro ai cittadini in un periodo così difficile, adeguandosi agli standard di legge nazionali che prevedono il rimborso per l’intero importo della prestazione sostenuta (al netto del ticket)? La sanità altoatesina deve e dovrà tagliare sugli enormi sprechi che la zavorrano, ma la salute dei cittadini non è mai uno spreco.

Pubblichiamo di seguito mozione del Consigliere provinciale Paul Köllensperger

Al Presidente della Provincia di Bolzano

Dr. Arno Kompatscher

S E D E

MOZIONE

CUP unico e liste attesa

Il fenomeno delle liste di attesa è presente in tutti gli Stati dove esiste un servizio sanitario diffuso che offre un livello di assistenza avanzato, qualunque sia il modello organizzativo adottato. Ottenere le prestazioni del servizio sanitario in tempi ragionevoli è un diritto del paziente e come tale deve figurare tra i principali obiettivi di una gestione oculata della sanità, anche in Alto Adige. Oggi assistiamo al contrario a delle liste di attesa che per una serie di prestazioni risultano accessibili ben oltre i 60 giorni previsti dalla normativa. Conseguentemente a ciò, molti pazienti effettuano un accesso diretto al reparto ospedaliero, oppure cercano di usare il pronto soccorso come “scorciatoia”. Le conseguenze in termini di organizzazione, controllo e qualità percepita del servizio sanitario sono sotto gli occhi di tutti.

Lo Schema di intesa tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano sul Piano nazionale di contenimento dei tempi di attesa per il triennio 2006­2008, stabilisce l’obbligo di una gestione razionale del sistema degli accessi, tramite una riorganizzazione del sistema delle prenotazioni (CUP) che consenta di interfacciare in modo ottimale il complesso dell’offerta con quello della domanda di prestazioni, che sia in grado di differenziare le prestazioni per tipologia e criticità, individuare i percorsi diagnostico­terapeutici prioritari e definirne le modalità di gestione. La Provincia di Bolzano ha istituito il CUP unico provinciale in forma “sperimentale” due anni fa circa, ma solo per quattro specialità: otorinolaringoiatria, urologia, cardiologia e dermatologia. E tale è rimasto. Per tutte le altre visite e prestazioni i pazienti devono chiamare i singoli CUP (Merano, Silandro, Bressanone, Vipiteno e Brunico che copre anche San Candido).

Riguardo il governo delle liste di attesa, le cose funzionano meglio in Trentino. Merito di un CUP unico vero, che lavora in rete e smista efficacemente le prestazioni da erogare sui vari centri. In Alto Adige invece, non tutte le prestazioni vengono prenotate dai CUP. Una parte viene infatti gestita dai vari reparti e servizi ospedalieri, servizi presenti anche sul territorio e nei distretti sanitari. Non è più sostenibile mantenere centri di prenotazione locali. È ormai improrogabile ­ oltre che obbligatorio per legge ­ la realizzazione di un Centro unico di prenotazione provinciale, adeguatamente strutturato per andare incontro alle esigenze dei cittadini, ma che superi localismi ormai inidonei ad un servizio sanitario di qualità. Il CUP unico sarebbe una pietra miliare nell’evoluzione del nostro sistema sanitario verso una struttura effettivamente in rete e perfettamente convergente con il modello a più livelli previsto per i nosocomi provinciali (“Mehrstufenmodell”).

Inoltre, ove le liste di attesa superino i tempi massimi stabiliti e in virtù del diritto del paziente di ricevere assistenza in tempi ragionevoli, il legislatore ha previsto che il paziente possa rivolgersi a strutture private vedendosi successivamente rimborsato dall’Azienda sanitaria il costo della prestazione ricevuta. In Alto Adige, la delibera 450/2014 fissa i criteri per i rimborsi ai pazienti che si rivolgono all’assistenza specialistica indiretta, una norma che va a garantire un rimborso di 50 euro per quelle branche mediche ­ specificamente elencate ogni mese ­ i cui tempi di prenotazione per visite non urgenti abbiano superato i 60 giorni.

Tuttavia, questa regola è difforme dalla previsione e dallo spirito della normativa nazionale. Per esempio, l’articolo 1, comma 280 della legge 23 dicembre 2005, n. 266, prevede il rimborso completo della prestazione al netto del ticket: infatti alla lettera c) stabilisce che ­ fermo restando il principio di libera scelta da parte del cittadino, il recepimento da parte delle unità sanitarie locali dei tempi massimi di attesa previsti dalla normativa regionale in materia, nonché la necessaria coerenza con i parametri temporali determinati in sede di fissazione degli standard di cui all’articolo 1, comma 169, della legge 30 dicembre 2004, n. 311 ­ le prestazioni inserite nell’elenco alla lettera a) della summenzionata legge 266/2005 siano rimborsate senza oneri a carico degli assistiti,​se non quelli dovuti come partecipazione alla spesa in base alla normativa vigente.

Ciò premesso,

il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano impegna la Giunta provinciale:

1. ad istituire entro sei mesi dall’approvazione della presente mozione il CUP quale centro effettivamente unico per prenotare le prestazioni mediche presso le strutture dell’azienda sanitaria;

2. ad adeguare il regolamento dell’Azienda sanitaria, per quanto riguarda i rimborsi relativi all’assistenza specialistica indiretta, rimborsando ai pazienti che in presenza di liste di attesa oltre i 60 giorni abbiano usufruito delle prestazioni presso una struttura privata, l’intero importo sostenuto, al netto del ticket che il paziente avrebbe dovuto pagare all’Azienda sanitaria

3. a pubblicizzare adeguatamente tramite i canali istituzionali e presso i nosocomi provinciali le modalità del rimborso.

Il Consigliere provinciale Paul Köllensperger

Bolzano, 13.08.2015