Pd, è l’inizio della fine ?

Ci risiamo, con l’elezione del Capo dello Stato Sergio Mattarella sembrava che il Presidente del Consiglio avesse ricompattato il partito, ma evidentemente si è trattato di un breve intermezzo all’italiana.  L’ex segretario del Pd Bersani sfida apertamente il proprio leader Matteo Renzi e dichiara che non andrà all’incontro con il segretario previsto per domani al Nazareno. E come se non bastasse Bersani non la manda a dire nemmeno su temi importanti come l’Italicum e la riforma costituzionale. “Se la riforma della Costituzione va avanti così io non accetterò mai di votare la legge elettorale” commenta ancora Bersani puntualizzando anche che il Jobs act mette il lavoratore in un rapporto di forze pre-anni ’70 e pertanto fuori dall’ordinamento costituzionale. Chissà, magari il presagio di una dichiarazione di anticostituzionalità della legge da parte della Corte Costituzionale? Non solo Bersani domani diserterà la riunione, ma anche altri esponenti di spicco della sinistra dem hanno annunciato di non parteciparvi, tra cui Gianni Cuperlo e Alfredo D’Attorre. Peccato, ovunque il Pd sembra essere in fibrillazione e quel grande partito tanto voluto da Matteo Renzi forse non si realizzerà mai. Vedremo un altro falso allarme o l’inizio della fine del grande rinnovamento con la spaccatura del primo partito italiano? In ogni caso mentre a Roma si pratica ciò che Pannella definì la partitocrazia, i problemi dell’economia restano in auge e forse sarebbe il caso di pensare al bene del Paese senza farsi del male a vicenda. È fisiologico che i cittadini perdano sempre più l’interesse per le questioni politiche, ma come disse il caro Montanelli: I nostri uomini politici non fanno che chiederci, a ogni scadenza di legislatura, «un atto di fiducia». Ma qui la fiducia non basta; ci vuole l’atto di fede.