Salvo imprevisti, Mattarella Presidente

Eccoci, ci siamo! Dopo che anche oggi Il Parlamento non ha eletto il Presidente della Repubblica, domani dovrebbe essere il grande giorno. Almeno il Presidente del Consiglio Matteo Renzi pare esserne certo, e siccome l’assemblea dei grandi elettori del Pd ha approvato all’unanimità il nome di Sergio Mattarella, le cose dovrebbero andare lisce come l’olio. Alt, ancora non è stato votato e pertanto è presto per cantare vittoria. Per Silvio Berlusconi la mossa di Matteo Renzi di proporre Mattarella alla quarta votazione è stata senz’altro una mossa a sorpresa, infatti ha dichiarato che i suoi non voteranno il candidato del Pd nemmeno domani. Che cosa vorrà dire? Una rottura con Matteo Renzi e del patto del Nazareno? Chi lo sa? Troppo presto per dirlo. La storia d’Italia ci insegna che le cose in politica possono sempre cambiare, proprio come gli stati d’animo. I colpi di scena dell’ultimo minuto del leader azzurro non sono poi così singolari. Già in altre occasioni ci ha saputo dimostrare una sorprendente duttilità politica. Intanto da domani il quorum sarà abbassato e così il Pd potrà eleggere più facilmente il proprio candidato, sempre che non ci siano delle sorprese dell’ultimo momento. È vero, il nome è stato approvato all’unanimità, ma non dimentichiamoci che il voto è segreto. Un dettaglio notoriamente non proprio irrilevante. Lo smacco del 2013 quando Prodi non fu eletto non è facile da dimenticare e difatti Renzi lo sa molto bene, talmente bene che non si è lasciato sfuggire l’opportunità di ricordarlo ai propri elettori con determinazione. Certo, domani i presupposti per l’elezione di Mattarella ci sarebbero. Basterebbero 505 voti. Renzi assieme agli alleati del NCD potrebbe farcela anche senza il sostegno di Berlusconi. Il NCD ci starà? È probabile, perché mai si dovrebbe mettere a repentaglio l’alleanza di governo? In fondo Sergio Mattarella pare una scelta intelligente e difficilmente si può sostenere il contrario. È giudice costituzionale, politico esperto e capace, padre del Matterellum ( la legge elettorale semi-maggioritaria, poi sostituita dal Porcellum), è stato ministro della pubblica istruzione nel sesto governo Andreotti, cofondatore del PPI e dell’Ulivo con Prodi, nonché grande oppositore della legge Mammì – Disciplina del sistema radiotelevisivo pubblico e privato, così detta dal nome del primo firmatario, l’allora ministro delle poste e telecomunicazioni del Partito Repubblicano Italiano Oscar Mammì.  A differenza di tanti altri per esprimere fino a fondo le proprie convinzioni si era anche dimesso come ministro. Un uomo serio e l’Italia ha bisogno di persone serie. Trovare un candidato che piaccia a tutti gli schieramenti è praticamente impossibile e l’Italia merita altro che teatrini e sceneggiate. Il disastro del 2013 dovrebbe esserci bastato fin troppo, ma forse Alexandre Cuissardes aveva ragione: “Chi si dà alla politica dimentica chi è stato e ricorda soltanto cosa avrebbe voluto essere”.

In foto: Sergio Mattarella