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Italia: il riarmo silenzioso che la Ue disconosce e denigra

9 Dicembre 2014

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Italia: il riarmo silenzioso che la Ue disconosce e denigra

Sono giorni cupi per la politica internazionale, la Nato è in perenne agitazione per le mosse aeree russe (sconfinamento di Mig sulla Norvegia, senza comunicazione preventiva del piano di volo d’esercitazione), gli Usa sono direttamente impegnati, con inglesi e francesi (e qualche aereo italiano) in Siria, a tutto questo vanno aggiunte le operazioni militari internazionali, Afghanistan in primis. L’Italia, ad oggi, risulta essere la terza nazione con più di una portaerei in servizio attivo, contando che le prime due sono Usa e Gran Bretagna, la nostra marina militare si occupa del Mediterraneo orientale e delle rotte commerciali dell’Oceano Indiano. Come efficienza e mezzi in acqua risulta essere la terza al mondo, anche i russi in questo momento dispongono di una sola portaerei in servizio attivo e pronta ad intervenire. Cina ed India infatti dispongono di marine datate e composte da navi sovietiche anni ’70 ed ’80. Nonostante un taglio netto di fondi, la nostra difesa è riuscita a mantenere un esercito tra i primi cinque al mondo, impegnato su vari fronti e che ha nei reparti d’ élite (Goi, Col Moschin, Consubin, etc) il fiore all’occhiello. Questi reparti infatti sono al livello, in certi anche perfino superiori, ai vari e più famosi Sas britannici o Navy Seals americani. L’Italia quindi come forza Nato non è solo il paese di Pulcinella e del mandolino. Gli italiani, sono gli unici a non aver ben compreso questo stato di riarmo, che i media non ha mai realmente spiegato, se non parlando di F-35, i famosi aerei multiruolo atti appunto a completare il reparto (fin qui carente) aeronavale. Di questo riarmo silenzioso non dobbiamo vergognarci (nessun paese democratico occidentale serio può rinunciare ad una certa forza militare per svariati motivi di carattere internazionale) ma a questo punto (i soldi ormai sono stati stanziati e soprattutto i mezzi sono prodotti in Italia, quindi l’indotto non si può in questo periodo di crisi buttare) bisogna che il nostro governo utilizzi il tutto per avere più peso a livello decisionale in sedi internazionali. Paragoni con il Costarica (paese famoso per non avere un esercito, ma 170000 registrazioni d armi personali su 4 milioni d’abitanti e narcotraffico senza freni) sono improponibili fino a quando non sarà in atto una smilitarizzazione globale ed una riconversione delle industrie belliche in civili, al momento utopia pura. Un impegno militare di tipo cooperativo come quello del nostro paese in più teatri deve farci contare di più a livello politico. La UE importa prodotti dall’Asia grazie ai convogli protetti dalle nostre navi, i cieli e le acque del Mediterraneo orientale sono pattugliate sempre dalle nostre forse aereonavali, come a rotazione i cieli d’Irlanda, Austria, Ungheria, Grecia, Polonia, Svezia e Norvegia, stati che da soli non riuscirebbero a gestire la propria difesa, ci vogliono i nostri piloti ed i nostri aerei. Come noi francesi ed inglesi, operanti con mezzi in contesto Nato. La Germania invece preferisce un intervento solo di tipo economico. Questa presenza militare (silenziosa per gli stessi italiani) più che essere denigrata deve essere a questo punto valorizzata, anche a Bruxelles. Non siamo la Grecia o la Spagna, questo è bene mettercelo nella zucca, abbiamo degli obblighi internazionali che di fatto favoriscono lo sviluppo futuro dell’Europa stessa. Siamo parte della spina dorsale europea, inutile nascondersi. Sottolineo che chi scrive non è un guerrafondaio, è semplicemente una persona realista, che dati alla mano, spera nella valorizzazione delle nostre risorse economiche. Oggi purtroppo la pace la si mantiene anche con l’efficienza militare che gioca da deterrenza, sarebbe quindi ora che noi italiani facessimo presente il tutto ai professori di Bruxelles sempre pronti a darci lezioni, ne va della nostra serietà e del nostro impegno.

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Giornalista pubblicista, originario di Bolzano si occupa di economia, esteri, politica locale e nazionale