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L’arte di essere alla moda, illusione di massa

21 Settembre 2014

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L’arte di essere alla moda, illusione di massa

Arte e moda. Moda ed arte. Due mondi di creatività spesso in contrasto tra loro. Da una parte i puritani, i galleristi, gli efori dell’arte, i conservatori dell’edonismo artistico. Arte è museo, galleria, mostra. A questi signori perfino un monumento non garba più di tanto, non lo si può “chiudere” in una galleria, spiegare (o tentare di…) ed incanalare in congetture il più delle volte prive di senso. Questi sceriffi tentano in tutti i modi di canalizzare l’arte per spiegarla ma in realtà non ottengono mai e poi il risultato sperato. La moda invece al contrario vive sulla massa che indossa una singolarità. Ti senti speciale perché indossi un oggetto, un capo che allo stesso tempo è unico perché creato dalla mente di qualcuno. Non per nulla, la parola moda è presa in prestito dal mondo della matematica e deriva dal latino, modus, che significa manieranormaregolatempomelodiaritmotono, moderazioneguisadiscrezione. Essere alla moda, letteralmente, non è altro che stare ad una regola, ovvero essere uniformati a ciò che piace alla maggioranza. L’esatto contrario rispetto all’antichità, dove essere alla moda, era abbigliarsi del tutto diversamente alla massa. A quel tempo il business era limitato a qualche corte imperiale e lontano anni luce da quel messaggio massificato di oggi. Siamo spesso melodicamente vestiti uguali con surrogati di capi eccentrici. Già perché nessuno metterebbe mai certi vestiti che si vedono sulle passerelle. Se la borsa ha 679 borchie, il surrogato ne ha la metà, è studiato per non essere troppo eccentrico, una sorta di via di mezzo. In questo punto preciso si va a perdere l’arte originaria, il business adatta al singolo la creatività dello stilista. Tutto questo nell’arte non succede, andando ad una mostra ci ritroviamo davanti le opere nude e crude. L’ élite però ancora oggi ha mantenuto l’arte della moda, proprio come nell’antichità, può permettersi di avere capi unici nel genere, introvabili perché direttamente creati per essere indossati. Come al solito le classi meno abbienti si accontentano di surrogati, spesso marchiati “pacchianamente” ma astutamente. In questo modo la pubblicità arriva dappertutto, molte persone comprano abiti con marchi giganteschi e senza rendersene conto fungono da “cartelli pubblicitari” viventi ed itineranti, per giunta avendo pure pagato per interpretare questo ruolo. L’arte di far denari piega tutte le altre, specialmente se si agisce sulla psiche di massa. Indosso vestiario griffato, di conseguenza faccio parte dell’élite. Poi invece capitando a qualche convivio di persone importanti, ci si rende conto di essere “fuori dalla moda reale”. Questa illusione però tiene in piedi tutto il mondo della moda, tutti devono sentirsi potenzialmente alla moda, anche spendendo pochi euro in un grande magazzino. L’abito, l’aspetto in generale, nella nostra società fa il monaco, inutile nasconderlo. Hanno quindi ragione i puritani? La moda non è arte: nessuno si permetterebbe mai di ricalcare Raffaello Sanzio con l’indelebile per poi esporlo agli amici nel proprio salotto e spacciarlo per buono. In realtà hanno torto a metà, lo stilista è un artista a tutti gli effetti, le sue idee vengono addirittura indossate ed esibite sui corpi di modelli e modelle, che veicolano in questo caso l’arte per essere compresa. I modelli sono importantissimi ovviamente, senza di loro il capo perde l’anima. Il vestito ha un senso quando indossato, altrimenti è vuoto, scarno. Il colore della pelle, degli occhi, dei capelli è fondamentale per “comprendere” l’abito. Ovviamente dato il veicolo sempre sopra la media di bellezza, il capo sulla passerella ci sembra sempre ad hoc, di sicuro su di noi non avrebbe lo stesso effetto. L’edonismo che scaturisce da questo ci illude di poter arrivare al risultato che vediamo e quindi per imitazione ci rechiamo a comprare un surrogato di quel vestito, magari marchiato perché indossato da attori/attrici che conosciamo. Siamo tutti parte di quest’illusione di massa, volenti o nolenti, anche quelli che con disprezzo schifano tutto ciò che è apparire, in qualche modo sono conformi all’illusione. Coloro che non sono conformisti, senza volerlo, esaltano coloro che lo sono, convinti sempre più di essere eccentrici vedendo che altri non lo sono. Che fare per uscire da questo labirinto fittizio? Assolutamente nulla se non essere consapevoli del disegno che ci sta dietro, magari evitando di essere sfruttati come cartelli itineranti. Io comunque vesto sempre alla moda, e voi? Siete già davanti allo specchio a cercare un surrogato che lo sia meglio degli altri e che stia bene sul vostro corpo?

Giornalista pubblicista, originario di Bolzano si occupa di economia, esteri, politica locale e nazionale