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Alto Adige, Südtirol…secessione e la terza via “inglese”.

14 Settembre 2014

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Alto Adige, Südtirol…secessione e la terza via “inglese”.

Sono giorni concitati in Alto Adige, il referendum scozzese sull’indipendenza infiamma i cuori di molti. L’eco di tale referendum è arrivato perfino in Nuova Caledonia, gli abitanti del luogo hanno chiesto più volte di “staccarsi” dalla Francia, a ragione visto che il colonialismo è finito da un pezzo…Ma in Alto Adige? La situazione è leggermente diversa dalla Nuova Caledonia, c’è l’autonomia di ferro che garantisce su tutto. Ma la Klotz l’anno scorso è finita perfino da Santoro pur di perorare la propria causa. Ma che cosa realmente si potrebbe fare onde evitare pericolose fratture etniche, che sinceramente la popolazione tende a lasciare nel cassetto? Io provo a dare una soluzione (utopica) basandomi sulla storia mondiale e chiedo scusa in anticipo se urterò la sensibilità di qualcuno, ma ci provo. Il gruppo italiano in vero è martoriato, ma molti suoi mali provengono dal proprio mal di pancia, gli italiani da cinquanta e più anni dicono di non contare molto in provincia, vero, ma la colpa è solo loro (nostra). In tanti anni, non è mai sorto un gruppo politico serio e trasversale che riunisse l’etnia italiana presente qui, solamente divisioni (molte volte nazionali trasferite qui). In questo contesto la compattezza del gruppo tedesco ha reso il discorso amaro da parte italiana. Anzi, molti italiani si fidano di più degli amministratori tedeschi, giudicati più seri e lungimiranti. L’altoatesino italiano qualunque si sente diverso dal resto d’Italia ma allo stesso tempo mal rappresentato nella terra in cui è nato, inutile nasconderlo. I partiti secessionisti ovviamente puntano i piedi, ribadendo che la crisi dell’economia italiana alla lunga fagociterebbe la ricca e ben organizzata autonomia bolzanina. Vero in parte, senza Italia, un ipotetico stato del Sudtirolo sarebbe impallinato dalle agenzie di rating. Non saremmo in grado di far fronte a numerose spese, quali difesa, esportazione (senza marchio Italia sarebbe dura esportare vino …) polizia etc. etc. Sarebbe uguale per la Catalogna (addirittura attualmente in default), la Scozia (senza Gran Bretagna fallirebbe in meno di un anno). Tutto questo è reale, può sembrare strano, ma l’Italia, attualmente sesta economia mondiale (dati OCSE), con fondamentali migliori della Germania (dati OCSE) paga dazio per altri motivi, uno su tutti: la mancata capitalizzazione a causa della forza dell’Euro, un politica industriale ferma, PIL impazzito a causa del debito (la Francia però lo ha più alto). Da un punto di vista strettamente legale la secessione non si può attuare, qui non vi sono violazioni di diritti umani o cause conclamate di vessazioni etniche. Inoltre con la chiusura del pacchetto nel 1992 l’Italia ha concluso la stagione degli obblighi. Anno 1992: governo di Roma emana le ultime norme di attuazione previste dal Pacchetto. Dopo un dibattito in Parlamento, anche Vienna dichiara chiusa la vertenza. Il 19 giugno 1992 la quietanza liberatoria viene firmata da Italia e Austria dinnanzi alle Nazioni Unite, a New York. Il governo di Roma emana le ultime norme di attuazione previste dal Pacchetto. Dopo un dibattito in Parlamento, anche Vienna dichiara chiusa la vertenza. Nonostante ciò nel 1996 furono trasferite nuove competenze alla provincia (scuola, viabilità) e l’Italia in questo dimostrò grande maturità, tutti lo devono riconoscere, non credo che la Francia avrebbe fatto altrettanto. Ora però si potrebbe passare alla fase tre, ovvero ad una autonomia integrale, una sorta di vero e proprio stato nello stato. Il modello potrebbe essere quello inglese (stile Commonwealth) che ricalcava quello romano, cosi duraturo da rimanere in piedi ben 1000 e più anni. Le competenze passerebbero tutte alla nostra provincia, che potrebbe fregiarsi di inno e bandiera, di una costituzione propria (non in contrasto con quella italiana) di un corpo di polizia locale, di un parlamento (o dieta), di uno status doganale particolare e tanto altro. Si potrebbe (tranne alle Olimpiadi) creare un Team Sudtirol (per gli atleti che lo desiderassero), sul modello inglese. La difesa del territorio sarebbe però gestita dalle forze armate italiane, i carabinieri agirebbero da polizia federale e sarebbero gestiti dallo stato italiano. Sarebbe sufficiente un governatore nominato da Roma che gestisse i rapporti con lo stato centrale. Bolzano diverrebbe la capitale di questo stato federale all’interno dell’Italia. In cambio si potrebbe pagare una sorta di mega tassa annuale. La libertà di gestione sarebbe concreta e completa, i tre gruppi linguisti sarebbero rappresentati nella dieta equamente e potrebbero essere completamente autonomi tra loro. Su turismo, esportazione etc. questo modello sarebbe ancora più vincente, si potrebbe avere ancora più sinergia con Tirolo austriaco e Veneto. Si potrebbe creare una banca centrale sudtirolese, e tanto altro. Il tutto senza essere travolti da polemiche secessionistiche sterili ed inutili. Forse si spegnerebbero tutte le polemiche, i secessionisti avrebbero uno stato da gestire, gli italiani non perderebbero lo status quo, anzi forse potrebbero finalmente contare di più. Questa autonomia a largo spettro non sarebbe perfetta, ma a breve pubblicherò un fascicolo dove illustrerò per bene punto su punto, vantaggi e svantaggi. Forse la soluzione più semplice e meno dolorosa è sotto gli occhi di tutti, basta coglierla al momento giusto.

Giornalista pubblicista, originario di Bolzano si occupa di economia, esteri, politica locale e nazionale