L’uomo è pigro ed egoista, e per questo preferisce dimenticare piuttosto che ricordare le nefandezze della storia. In controtendenza a questa pessima abitudine, gli studenti di quattro istituti superiori di Merano e Bolzano, Gymne, Gandhi, Savoy e Itas, che hanno dedicato un interessante lavoro di ricerca alle vittime ebree deportate da Merano nei campi di sterminio del Reich il 16 settembre 1943. Con l’appassionato impegno del vicepreside del Savoy, Peter Enz, hanno affrontato la ricerca delle fonti – finora inedite e rintracciate presso l’Archivio civico di Merano – individuando così gli indirizzi delle vittime all’epoca della deportazione.
L’artista scultore tedesco Gunter Demnig ha potuto perciò posare sul fondo stradale o del marciapiede antistante l’abitazione delle vittime, le “pietre d’inciampo”, ovvero targhe di ottone che riportano il loro nome e gli essenziali dati anagrafici.
Gli studenti del Savoy, che con il prof. Peter Enz hanno tenuto i rapporti con lo scultore tedesco, hanno scoperto che tra le vittime della Shoah c’erano renitenti alla leva, handicappati, e malati di mente, mentre gli studenti dell’Itas – preside la prof. Fiammetta Bada– hanno invece concentrato la loro ricerca sui Sinti e sul Lager di Bolzano.
L’obiettivo del lavoro è stato quello di non lasciare cadere nell’oblio i 33 meranesi, questo il numero delle pietre di inciampo, deportati e uccisi nei campi di sterminio del Reich. Il tutto è stato raccolto in un prezioso libro editato dalla Formazione Professionale in lingua tedesca.