Politica

Senatore 5 stelle espulso

1 Maggio 2013

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Senatore 5 stelle espulso


Espulsione Mastrangeli (M5Stelle): trasparenza dell’incoerenza?

di Jimmy Milanese                                                                                     02-05-2013

Mastrangeli

 

 

 

Il Senatore Marino Mastrangeli è stato espulso dal Movimento 5 Stelle per via delle sue apparizione a dei talk show. Netta la contestazione del senatore al “modus operandi” adottato nei suoi confronti.

 

 

 

Marino Mastrangeli è il primo senatore espulso dal Movimento 5 Stelle, in seguito a una votazione di 19.341 iscritti su 48.892 aventi a diritto, che per l’88,8% ha condannato sia la sua apparizione al talk show «Pomeriggio 5» sia alcuni suoi protagonismi mediatici. In altre parole, 17.177 cittadini hanno deciso che Mastrangeli non possa più presentarsi come rappresentante del movimento di Beppe Grillo. Le votazioni sono state aperte da Beppe Grillo, all’improvviso, il 29 aprile alle ore 11, in seguito a un dibattito di qualche giorno prima tra senatori e deputati del Movimento. Dibattito concluso con una votazione a maggioranza e soli 62 voti espressi (su 162) che decidevano di mandare Mastrangeli di fronte al tribunale del popolo. Ovviamente, il senatore Mastrangeli contesta questa decisione perché, a suo dire, punisce la libertà di parola ed espressione sancita dagli art. 21 e 67 della Costituzione. Allo stesso modo, le modalità della sua espulsione vengono fortemente criticate. Infatti, la diretta streaming della discussione all’interno del gruppo parlamentare veniva interrotta proprio quando dal dibattito emergevano perplessità e contrarietà circa la necessità di questo provvedimento. Interrotto all’improvviso lo streaming, a quanto riporta un comunicato del Movimento solo 62 tra deputati e senatori approvavano il rimando alla votazione definitiva degli iscritti, mentre 25 si opponevano, 3 si astenevano e ben 72 non partecipavano al voto. Lo stesso Mastrangeli sostiene che, secondo il Codice di comportamento del Movimento (che non ha fornito un verbale della seduta), per considerare valida la votazione i votanti avrebbero dovuto essere almeno 82. In realtà, il Codice di comportamento del Movimento parla di una generica maggioranza, non specificando se qualificata o semplice. Infine, senza nessun preavviso, nel suo blog Beppe Grillo annunciava l’immediata apertura del voto online e alle 18 pubblicava l’esito, fatale per Mastrangeli. Il quale, a sua volta, minacciava battaglia su tutti i fronti.

Evitando ogni considerazione sul personaggio Mastrangeli, pittoresco senatore siciliano che già in occasione della votazione del Presidente del Senato disubbidì agli ordini di Grillo, votando Pietro Grasso in luogo dell’astensione, c’è da riflettere sul significato di una rappresentanza parlamentare legata più a un Codice di comportamento, peraltro molto vago e deciso in via esclusiva dal duo Grillo-Casaleggio, che alla Costituzione italiana. Infatti, se può essere condivisibile una responsabilità diretta del rappresentante parlamentare nei confronti dei cittadini elettori, più complesso è stabilire quali debbano essere i meccanismi per farla valere, ovvero, i contenuti dell’azione politica del deputato o del senatore che gli consentano di essere confermato nel suo ruolo, visto che il sopracitato Codice impone ai «cittadini» del Movimento una costante rendicontazione del loro operato, nonché delle spese sostenute a tale scopo.

Il dilemma è se si debba concepire il rappresentante parlamentare come unico autorizzato a stabilire quale sia il vero interesse del cittadino, ovvero se si debba riconoscere al cittadino il diritto di determinarlo. Se in materia di trasparenza il Codice di Comportamento del Movimento stabilisce di «Evitare la partecipazione ai talk show televisivi», oppure la «Rendicontazione spese mensili per l’attività parlamentare (viaggi, vitto, alloggi, ecc) sul sito del M5S», un comportamento non perfettamente aderente a questi precetti, può essere sufficiente per mandare un rappresentante di fronte alla gogna degli iscritti al Movimento? C’è da precisare, iscritti notoriamente influenzati dalle prese di posizione di Grillo, che in questo caso si era già pesantemente espresso contro Mastrangeli.

Infine, questo meccanismo di voto – peraltro totalmente sottratto al controllo degli elettori 5 Stelle, essendo gestito dalla Casaleggio & Associati – è lo stesso utilizzato per le c.d. «Quirinarie». In quel caso, il risultato in termini di preferenze personali per ciascuno dei 9 candidati venne reso disponibile da Beppe Grillo sul suo blog solo in seguito alla rielezione del Presidente Napolitano, scoprendo che quel popolo evocato da Grillo in favore dell’elezione di Stefano Rodotà era costituito da 4.677 cittadini su 48.292 aventi a diritto. Insomma, al limite, il 10 % degli aventi diritto!

Trasparenza a corrente alternata, quindi, nel Movimento 5 Stelle dove, curiosamente, il programma politico nazionale scritto da Gianroberto Casaleggio è sostanzialmente invariato dal 2008, così come a distanza di mesi, gli aventi diritto al voto sono sempre e solo gli stessi 48.292!

 

Jimmy Milanese