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Stallo di Stelle (5): vittoria mutilata?

5 Marzo 2018

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Stallo di Stelle (5): vittoria mutilata?

Iniziamo da chi ha perso: l’eterna lotta fascismo ed antifascismo. In Italia a ricostituire il Pnf non ci credono più nemmeno i fascisti, al palo e sotto l’1%. Gli anti poco sopra l’uno. La guerra fuori dalla realtà, tra stabilimenti balneari, calendari di Mussolini, social e molto altro vale un 2%. Tanto chiasso, molto fumo ma l’arrosto è il grande assente. Leu paga questo filone. Uscire dal Pd, per poi governare con il Pd e nel frattempo accodarsi al presunto pericolo nero. “Ondina nera” che in realtà ha spazzato via la sinistra, avvitata a temi ormai sepolti. Il 90% della campagna elettorale dedicato ad un tema che definire fatuo è ancora un complimento. La realtà? Il problema immigrazione esiste ed il duo Bonino/Boldrini ha dato il colpo di grazia alle residue speranze della sinistra, attivatasi in ritardo su certi temi fondamentali. Duo che ha straperso il duello elettorale, nonostante la fortissima presenza sui media. La Boldrini probabilmente ha trascinato al contrario Leu, il tonfo è stato clamoroso anche per Grasso ed entrambi si ritrovano fuori, un fallimento. Hanno creduto più loro alla propaganda di Casapound che Casapound stessa. In piazza gli insegnati eroi ad urlare contro la polizia ci hanno “protetto” da uno 0, dimostrando totale percezione errata della realtà. Minniti (non eletto) e Gentiloni (che però a Roma ha fatto bene) ci hanno provato ma il risultato è stato una Lega che ha percentuali vicine al Pd, ai minimi termini in alcune realtà ed in crisi perfino nelle roccaforti rosse. Liquefatta la sinistra, il boom lo ha fatto il Movimento di Grillo, mutato, dai “vaffa” a proposte più organiche ed una veste più governativa. Nessuna delle forze politiche in campo ha raggiunto la soglia della maggioranza assoluta. Ma ci sono varie alleanze in grado di dare vita a un esecutivo. Basterà per formare un governo ed evitare la vittoria sia di Pirro? L’altro dato è che Berlusconi non ha fatto il miracolo, per la prima volta dal 2001 la rimonta di Forza Italia si è fermata. Il vero leader della destra è Salvini. Il quesito che in queste ore vaga per l’Italia è il seguente: Grillo con chi abbozzerà alleanze? Lega o Pd (tutto o a pezzi è da vedere). Nessuno in politica fa nulla gratis, quindi sarà inverosimile accettare ministri, premier etc. senza condizioni. Il 5 Stelle è fuori da logiche ideologiche. A giugno, Di Maio, parlava di blocco dei “taxi del mare” e quindi con Salvini qualche punto in comune ci sarebbe. Ma il Movimento ha spopolato al sud, in cui il reddito di cittadinanza (ma anche altro, riduttivo credere gli elettori si siano fermati a quella proposta) è stato una leva importante. Al Nord invece comanda la Lega (ora partito non più regionale, la Lega di Bossi era altro e quella stagione si è conclusa) e difficilmente certe proposte 5 Stelle potranno andar bene a Salvini, che comunque, rimane, per ora, nella coalizione, che detiene la maggioranza relativa. Un governo Pd-5 Stelle? Tolto Renzi qualcuno dice che si può fare. Ma Di Maio porterebbe al governo un Pd che ha straperso, di fatto svuotando il senso delle elezioni. Inoltre riguardo Europa ed immigrazione il Movimento è in stallo, in attesa di fiutare gli umori degli italiani. Il Pd è europeista, la Lega no, il Movimento? Insomma per Di Maio la gestione della vittoria (relativa ai partiti) rimane una matassa complessa. L’ Italia per congiunture economiche ha bisogni di stabilità. Escono circa 20 miliardi annui tra Libia (sicurezza dei nostri impianti) ed accoglienza, soldi che servirebbero per eventuali proposte pentastellate. Inoltre in ballo la Difesa Europea, il nostro ruolo macro nel navale che vale punti in Pil. Di Maio o Salvini non potranno sottrarsi. Lo spetto d’elezioni a novembre dopo un governo di scopo per garantire una legge elettorale che dia veri vincitori è reale, potrebbe nel paradosso, aiutare Lega e 5Stelle ad aumentare i consensi. Agli altri cosa rimane? Il Pd rischia la scissione e sarebbe la pietra tombale, il resto della destra moderata farebbe bene ad unirsi in una sorta di partito repubblicano, in questo preciso contesto il bipolarismo Lega e Grillo è scontato. Nel frattempo, mentre scriviamo, i mercati ci puniscono l’ingovernabilità con 10 punti di spread (ma verranno riassorbiti). Grillo e Salvini sono in finale, ma pare che ancora sia necessario aspettare per decretare un vero vincitore assoluto della partita.
Alto Adige
La Svp vince e porta la Boschi e Bressa ad elezione. Senza il partito etnico tedesco anche in Alto Adige la sinistra non avrebbe ottenuto molto. Il Pd in alcune zone altoatesine ha percentuali bassissime e pare liquefatto tra scissioni e scarsa lungimiranza. La Svp ha puntato sul cavallo perdente ed in vista delle provinciali si dichiarerà fuori dai blocchi attendendo con calma il vincitore? Ma attenzione i risultati elettorali non vanno mai confrontati tra competizioni diverse. Gli italiani dell’Alto Adige pare abbiamo dato un segnale preciso, il Pd è avvisato e rischia moltissimo. Serve un cambio di rotta.

Giornalista pubblicista, originario di Bolzano si occupa di economia, esteri, politica locale e nazionale