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Balle spaziali

21 Luglio 2017

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Balle spaziali

“Balle spaziali” è un film, ormai datato che faceva il verso al popolare Star Wars. Le balle del film, insieme al testone nero del finto, ma tonto, “cattivo” sono nulla al confronto di quelle interstellari “sparate” dal cannone laser di Tito Boeri, presidente-predicatore dell’Inps. Boeri, nell’ultimo periodo ha intrapreso una vera e propria battaglia nei confronti degli italiani, già moltissimo stressati e vessati. L’immigrazione sarebbe una manna per l’Inps, senza la quale non si garantirebbero le pensioni degli italiani, descritti come il popolo eletto a cui terzi pagano le pensioni. A questo bislacco (vedremo poi di smontare) concetto la ciliegina del Boeri pensiero arriva in queste ore “gli immigrati svolgono lavori che gli italiani non vogliono fare”. Il disoccupato italiano medio con questa doppietta rischia le coronarie ma a boeri non interessa, anzi rincara “poca natalità, senza immigrazione chi lavora?”. Una chicca, artifizio dialettico evidentemente studiato tra un bilancio e l’altro. La realtà però è assai diversa e queste “balle spaziali” vanno spiegate.

“Gli immigrati ci pagano la pensione”

Allo “stato attuale” la fotografia del paese, secondo i dati Istat, dice che sono 5 milioni i cittadini stranieri, l’8,3 per cento della popolazione: di questi gli occupati ricoprono prevalentemente posizioni non qualificate e solo la metà possiede un diploma, mentre uno su dieci ha un titolo universitario. Questi dati, aggiunti a quelli del ministero economico ci dicono che l’immigrazione è attualmente un costo per lo Stato. Val la pena ricordare che l’immigrazione è per sua natura un investimento ma lo diventa in modelli virtuosi come quello tedesco, da noi molto spesso gli immigrati sono occupati prevalentemente nella manovalanza a basso prezzo, spesso sfruttati da gente che li fa lavorare in nero. Questo produce abbassamento standard lavorativo e di salario per tutti. A questo s’aggiunge “gli italiani certi lavori non li fanno più”, una logica conseguenza, chi si mette a lavorare a certe cifre, in nero, senza diritti? Ma analizziamo con ordine e chiarezza. In Italia contiamo 1,38 persone attive per ogni pensionato, un dato bassino che corrisponde a un tasso di occupazione pari al 61,6 per cento, contro una media europea del 70 per cento. L’obiettivo è portare il rapporto tra lavoratori e pensionati a 1,5, con 24 milioni di impiegati e 16 milioni di pensionati. Al 2038, secondo gli impegni presi a Lisbona dall’Italia, il target è di avere un tasso di occupazione all’80 per cento”. C’è quindi un margine interno di stabilizzazione del sistema, indipendente dai migranti che arriveranno, dato non smentibile. Inoltre con il 71,7 per cento di uomini e il 51,6 per cento di donne occupati e gli obiettivi posti a Lisbona, siamo sicuri servano decine di migliaia d’immigrati come dice Boeri? La risposta è no (lo dice chiaramente Brambilla, presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, non proprio l’ultimo…)

“Gli italiani non fanno figli…”

Abbiamo un problema, è vero, si chiama “crollo del tasso di natalità” con l’aumento dell’età media in cui si diventa genitori. Un dramma? Certo ma bisogna investire. Come?  Servono politiche di sostegno alla maternità, con interventi organici che non si riducano a semplici bonus, insomma una coppia il figlio od i figli deve mantenerli senza strozzarsi. Vanno create vere condizioni per le famiglie. Ne frattempo val bene azzerare anche l’ultima balla di Boeri, ovvero la storiella dei 38 miliardi in prospettiva generati da occupati stranieri. Il primo dato, accoglienza pura, costo 9 miliardi (stimateli e moltiplicateli per quindi e tenetevi a mente il risultato). A questo aggiungete le spese per sostenere l’immigrazione che si è ormai stabilizzata. Iniziamo dalla spesa sanitaria, circa 9,15 miliardi di euro annui, (dati Istat) considerando una spesa pro capite di 1.830 euro per 5 milioni di cittadini stranieri. Poi aggiungiamo l’istruzione (con annessi progetti, mediatori etc.), alle prestazioni sociali in generale, ed ai sussidi per le abitazioni. Totale? Sono circa 5 miliardi annui più i 9 di prima, totale 14 miliardi annui più o meno. Questo dato lo moltiplicate per dieci (nonostante Boeri stimasse a venti) ed otterrete 140 miliardi, a questo sottraete 38. 102 miliardi d’euro costa il “pacchetto immigrazione” all’Italia nei prossimi 10 anni, con stime al ribasso. Sono soldi che non tornano indietro dalle tasse o dai contributi che gli stranieri versano. La teoria (perché di questo si tratta) di Boeri è persa in partenza, la matematica non mente, il presidente dell’Inps?

Giornalista pubblicista, originario di Bolzano si occupa di economia, esteri, politica locale e nazionale