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20 luglio 1969: nulla fu più come prima, pensare che il bolzanino Max Valier…

20 Luglio 2017

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20 luglio 1969: nulla fu più come prima, pensare che il bolzanino Max Valier…

Nel 2017 il 1969 appare lontano, ma in questi quasi cinquant’anni molto a livello tecnologico è arrivato nelle nostre mani. Molto di ciò arriva direttamente dal programma spaziale Apollo e da chi antepose la ricerca perfino alla propria vita. Dal sovietico Gagarin, primo nello spazio ad Armstrong, primo sulla Luna, furono anni spettacolari, che lasciarono il mondo basito, attonito nell’eterna sfida Usa-Urss. Molti, oggi, si chiedano a che servano i viaggi spaziali, ma la smentita arriva anche solo leggendo quest’articolo, scritto interamente con oggetti ideati e costruiti in funzione spazio. La nostra vita di tutti i giorni è ricca di elementi prodotti per vivere nello spazio. Giacca a vento di tessuto impermeabile con chiusure in velcro? Nasa. Una pentola antiaderente e una scatoletta di chewing-gum al fluoro? Nasa.  Questi oggi banali sono nati in realtà in un mondo ad altissima tecnologia: i laboratori della Nasa. Infatti abbiamo ereditato il velcro e il goretex della giacca a vento, le gomme al fluoro e il teflon antiaderente della pentola nientemeno che dal programma Apollo. Oggetti che fanno parte del mondo degli “spinoff” ovvero delle ricadute dell’attività e della ricerca spaziale nella vita di tutti noi. Tanti sono infatti gli oggetti o le applicazioni utilizzate ogni giorno nelle case, negli uffici, negli ospedali o nelle fabbriche di tutto il mondo. Ne sono un esempio, i centosessantamila brevetti in oltre trentamila oggetti sono l’eredità della missione Apollo del 1969. Questo il valore scientifico e tecnologico di quella missione.  Secondo una studio recente, un euro investito in ricerca spaziale ne fa guadagnare quattro. Anche lo sviluppo dello Space Shuttle ha dato dei derivati, ad esempio efficientissimi materiali per l’isolamento termico, sistemi ad alta sensibilità per individuare fughe di gas e persino un metodo per bonificare i terreni dalle terribili mine antiuomo. Come?  Sfruttando il carburante inutilizzato dai razzi della navetta fate la spesa al supermercato? Sappiate che ben il 70% del carrello è pieno di tecnologie stellari. Pensate poi alle stampanti 3d, in grado di riprodurre pezzi di ricambio a trasporto zero e perfino cibo. Che dire poi di cellulari, internet e smartphone? Sviluppo diretto della tecnologia atta alla comunicazione. Ricadute anche sui motori dei comuni aerei e sulle strutture, sempre più sicure e dinamiche. Ma il futuro? L’obiettivo è Marte, SpaceX, ente privato, ha già pianificato la missione e anche la Nasa, proprio quest’anno, testerà i nuovi super razzi. Molto attiva anche l’Italia nel settore, Pochi italiani sanno, che oltre agli ottimi piloti astronauti il nostro paese produce tecnologia elevatissima utilizzata da russi e americani. Componenti per satelliti d’altissima qualità. L’obiettivo italiano? Progettare un motore a onde nucleari partendo dal principio di fusione. La ricerca italiana è avanzata e assai apprezzata ma forse sono proprio gli italiani a non saperlo. Stessa sorte per i bolzanini, che in Max Valier hanno un concittadino che i viaggi sulla Luna li teorizzò negli anni ’20. Il 9 febbraio 1895 nacque a Bolzano Max Valier, la casa in cui vide la luce è situata difronte al palazzo delle poste vicino al Duomo, il palazzo che simula il calendario d’avvento durante il periodo natalizio. Per la maggior parte dei bolzanini il nome Valier non dice quasi nulla, in realtà quest’uomo fu il vero precursore dei viaggi nello spazio. Wener Von Braun è giudicato dai più il vero pioniere delle stelle ma il nostro concittadino lo anticipò di parecchi anni fondando nel 1927 l’”Associazione per i viaggi nello spazio” (Verein für Raumschiffahrt). Max Valier studiò matematica, fisica ed astronomia, percorso interrotto a causa dello scoppio della prima guerra mondiale che lo vide impegnato nell’esercito austriaco prima come esperto di meteorologia e poi come collaudatore d’aerei. Un miracolo lo salvò nel 1918, cadde infatti con il proprio aereo a causa di un guasto, in questa occasione dimostrò il proprio talento, pilotando il velivolo a motore spento, atterrò in un campo: illeso insieme all’altro aviatore. Valier dopo la guerra pubblicò Der Vorstoß in den Weltenraum (L’avanzata nello spazio): correva l’anno 1924 ed il successo del libro fu totale: 6 edizioni dal 1924 al 1930. Questo testo fu particolare, Valier infatti spiegò proprie teorie con linguaggio semplice e capibile anche dai non esperti, l’obiettivo era far comprendere a tutti l’affascinante universo dei viaggi spaziali, messaggio, si badi bene, negli anni ’20 del secolo scorso tutt’altro che scontato. Oltre ad essere un comunicatore, Max, era anche geniale, anticipò in un suo scritto (Spiridion illuxt) l’invenzione della bomba atomica. Lo scienziato inoltre collaborò con il sig. Fritz von Opel, sperimentò dei motori a reazione e nel contempo fece da “testimonial” per le pubblicità delle auto, anche in questo campo anticipatore rispetto ai tempi. La Nasa gli tributò i razzi direzionali dell’ormai pensionato Space Schuttle, detti Valier’s oltre ad un cratere lunare. Da Valier a Verne, forse questo il nome della prima base su Marte, prossima tappa dei programmi spaziali Nasa, russi e SpaceX. Spazio, ultima frontiera, per citare il capitano Kirk, in una giornata, il 20 luglio, che ci regala ogni anno l’emozione di toccare l’Universo con un dito. Pensate a questi uomini quando vi sedete in aereo, quando usate il Pc od andate a sciare bardati, senza il loro sforzo, la loro voglia d’evadere oggi il mondo sarebbe più povero. Gli dobbiamo molto del nostro quotidiano, dei nostri svaghi, ricordatelo magari a chi, con supponenza esclama “ma a cosa servono i viaggi spaziali?” …

Giornalista pubblicista, originario di Bolzano si occupa di economia, esteri, politica locale e nazionale