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Di fatto anche la comunità italofona è una minoranza

12 Agosto 2016

Di fatto anche la comunità italofona è una minoranza

Giuseppe Marino, 29 anni, è laureato in Scienze Storiche a Verona con indirizzo moderno e contemporaneo. È insegnante di italiano L2 e appassionato di Storia dell’Alto Adige. In particolare si occupa di tematiche relative alla rappresentanza della comunità italofona nella nostra terra.

In un’intervista rilasciata a buongiornosuedtirol Giuseppe Marino partendo dai contenuti trattati nella sua tesi di laurea magistrale, con acume e competenza fa notare alcuni importanti cambiamenti legati alla rappresentanza italofona in Sudtirolo.

Dott. Marino, Lei si laureato recentemente in Storia. Di cosa si è occupato nella Sua tesi di laurea magistrale?

Nella mia tesi di laurea mi sono occupato di rappresentanza politica della comunità italofona altoatesina, sia a livello provinciale che a livello comunale. Dopo un primo capitolo dedicato ad un’analisi demografica a partire dall’introduzione della dichiarazione di appartenenza al gruppo linguistico, con un conseguente di studio di come si sia evoluta la comunità italofona da un punto di vista numerico a partire dagli anni ’70, mi sono impegnato a dimostrare una sua presenza in territorio altoatesino prima della prima guerra mondiale. I trentini sono arrivati nella nostra terra già alla fine del Settecento, principalmente nella Bassa Atesina e nella fattispecie nel comune di Vadena. Si trattava di imprenditori impegnati nel campo del cotone, che a loro volta si portavano dietro lavoratori delle loro zone. Il terzo ed il quarto capitolo sono stati dedicati all’analisi della rappresentanza della comunità italofona in Alto Adige, mentre nel quinto è stato dedicato alla figura di Alexander Langer, proprio con l’obbiettivo di dare spazio all’interno della mia tesi ad una visione più ampia del fenomeno delle minoranze linguistiche. Di fatto anche la comunità italofona è una minoranza in termini numerici rispetto alla maggioranza della popolazione, che è di madrelingua tedesca.

Un argomento alquanto insolito per un corso di laurea magistrale in Storia?

Non dovrebbe essere insolito un argomento che riguarda la rappresentanza di una comunità di 120mila persone. Mi stupisce il fatto che non sia stato indagato il livello di rappresentanza politica in maniera scientifica. Una comunità ha il diritto di essere rappresentata a livello istituzionale in maniera adeguata, soprattutto da un punto di vista numerico. Per dimostrare un’eventuale sovra o sotto-rappresentanza ho individuato il concetto di potenziale elettorale. Per comprendere di cosa si tratta meglio ricorrere ad un esempio: il comune di Silandro ha una popolazione superiore ai 6mila abitanti. In tale circostanza è previsto un consiglio comunale composto da 18 consiglieri ed una giunta di 5 assessori sindaco compreso. Al censimento linguistico del 2010 il 5,19% della popolazione si è dichiarato di madrelingua italiana. A livello potenziale la comunità italofona potrebbe ambire al 5,2% dei seggi, ovvero a 0,9 consiglieri. In pratica se tutti gli aventi diritto di voto andassero a votare, avrebbe una grande possibilità di ottenere un seggio, realizzando quindi il suo potenziale elettorale. In tal caso tuttavia il gruppo linguistico italiano è riuscito ad eleggere ben 2 consiglieri comunali; in tale circostanza la legge elettorale prevede che qualora un gruppo linguistico riesca a mandare almeno 2 suoi rappresentanti in consiglio comunali, abbia diritto ad un posto in giunta. In pratica il 5,19% della popolazione è andata ad acquisire un peso del 11,2% in consiglio comunale e del 20% in giunta comunale. In tal caso si tratta di una sovra-rappresentanza. Ma esistono numerosi casi di sotto-rappresentanza, come per esempio quello di Caldaro dove una comunità italofona pari al 7% della popolazione, in un consiglio composto da 18 consiglieri comunali (situazione fotocopia a quella di Silandro) non è riuscita ad eleggere neppure un suo rappresentante, creando quindi le condizione di una palese sotto-rappresentanza.

Una tesi da leggere quindi. Ha già pensato pubblicarla?

Onestamente stavo pensando di pubblicarla. Tuttavia prima di farlo, dovrei renderla più comprensibile ad un lettore, che non si è mai confrontato con leggi elettorali e tecnicismi annessi. Ritengo importante che la comunità italofona venga sensibilizzata su una sua sotto-rappresentanza, di cui essa stessa è la diretta ed unica responsabile. Quando si parla di convivenza si passa anche dalla politica ed un gruppo che volontariamente decide di non partecipare alla vita politica della realtà in cui vive, non può assolutamente contribuire ad una comune costruzione di una convivenza, che possa arricchire tutti.

Cosa cambierà in futuro in Alto Adige. Si sente di fare delle previsioni circa le prossime elezioni provinciali?

Lo studiare l’evoluzione della rappresentanza del gruppo linguistico italiano non solo a livello provinciale, bensì a livello comunale, mi ha permesso di farmi un quadro generale della situazione.

Solo in Bassa Atesina esiste una comunità vogliosa di co-partecipare al governo delle singole realtà, mentre nel resto del territorio la rappresentanza sta diminuendo rapidamente. Questo fenomeno è estremamente chiaro a livello provinciale, dove fra il 2008 ed il 2013 si è passati da 8 a 5 consiglieri provinciali di madrelingua italiana. Si consideri che il potenziale elettorale su base provinciale è pari ad 8 consiglieri, quindi siamo in presenza di un’evidente sotto-rappresentanza in consiglio provinciale, che ha portato alla perdita di un assessorato in giunta provinciale. Allo stato attuale l’unico a rappresentare il gruppo linguistico italiano è Christian Tommasini, vice presidente della giunta provinciale. Si consideri che nella precedente legislatura c’erano 2 assessori a rappresentare la comunità italofona. Il fatto che il Movimento 5 Stelle abbia eletto un consigliere di madrelingua tedesca, pescando quasi esclusivamente dall’elettorato italiano, ha portato alla perdita del secondo assessorato, perché sarebbero stati necessari 6 consiglieri provinciali per averne diritto. Alle prossime elezioni temo che si ripeteranno le stesse condizioni. Il centro destra non esiste più e non ci si dimentichi che nel 2008 era in grado di esprimere da solo 5 rappresentanti nel Landtag. Adesso sono rimasti solo in 2, non abbastanza per garantire i numeri al gruppo linguistico italiano per il secondo assessorato.

Numeri alla mano e soprattutto guardando al radicamento sul territorio, l’unico partito rimasto a rappresentare la comunità italofona risulta essere il Partito Democratico.

Bisogna oltretutto stare attenti a come si metterà mani sulla legge elettorale. Laddove dovesse passare la proposta di Noggler relativa al mandato pieno per poter accedere alla ripartizione dei seggi, possiamo dimenticarci il secondo assessore per sempre. Nella storia delle elezioni provinciali numerose sigle di partiti “italiani” sono riuscite ad eleggere un loro rappresentante grazie ai cosiddetti “resti”. Togliendo questo meccanismo, di fatto si stanno escludendo numerose forze politiche dal panorama politico provinciale. Oltretutto già l’attuale sistema elettorale risulta essere difettoso, in quanto si adotta il metodo imperiali, ovvero l’assegnazione dei seggi in consiglio provinciale non avviene su base 35, come dovrebbe essere, bensì su base 37. Preso il numero totale di voti non si procede alla divisione per 35, ottenendo quindi il quoziente naturale; si procede invece alla divisione su base 37. In tal modo sono sempre stati esclusi partiti dall’elettorato di madrelingua italiana. Per esempio alle elezioni del 2013, proprio per questo stratagemma, sia Unitalia che Scelta Civica non hanno ottenuto un seggio, che invece è andato alla Svp e alla Südtiroler Freiheit.

Stessa cosa è successa nel 2008 quando l’Idv è rimasta esclusa dal consiglio provinciale e la Svp ha invece così ottenuto un seggio in più, che poi le ha permesso di avere la maggioranza assoluta.

Quindi bisogna stare attenti perché la legge elettorale determina gli equilibri politici in consiglio provinciale. L’eventuale introduzione del mandato pieno ha chiaramente l’obbiettivo di garantire alla Svp i numeri per governare con tranquillità questa provinciale e per arginare eventuali perdite in termini elettorali, in tal caso a scapito della comunità italofona, poiché verrebbero esclusi dalla ripartizione dei seggi tutti quei partiti che non sono in grado di raggiungere il 2,85%. Se si guarda ai dati del 2013 l’unico partito che era stato in grado di superare quella soglia era stato il Partito Democratico. Applicando quindi il metodo del “quoziente pieno” alle elezioni provinciali del 2013 solo 3 persone di madrelingua italiana riuscirebbero ad entrare in consiglio provinciale. In pratica una comunità del 25% andrebbe ad avere un peso politico inferiore al 9%. Forse è meglio pensare ad una legge elettorale in grado di rispecchiare il territorio e la sua specificità, piuttosto che ricorrere a stratagemmi volti al puro mantenimento dello status quo.

In sintesi ecco le mie previsioni per il 2018: Svp in calo, Freiheitlichen in calo, Südtiroler Freiheit in crescita, Verdi in calo, Pd stazionario, M5S e Lega in crescita e destra italiana in fase di scomparsa. Ne vedremo delle belle..

Giornalista pubblicista, scrittore.