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Elio Petri, insuperabile maestro del cinema civile e politico

24 Luglio 2016

Elio Petri, insuperabile maestro del cinema civile e politico

Sono passati oltre trent’anni dalla morte di Elio Petri, molti non si ricorderanno di lui, eppure è stato uno degli intellettuali più poliedrici e complessi mai esistiti in Italia. Non era solamente uno straordinario regista di film, ma anche un giornalista, sceneggiatore e critico cinematografico capace di rompere con gli schemi del suo tempo. Petri era nato a Roma nel 1929. Suo padre era artigiano nel settore della lavorazione del rame, mentre la madre lavorava in una latteria di parenti. Molto presto, all’età di appena quindici anni scoprì la sua passione per il giornalismo, iscrivendosi ai circoli del cinema. Subito scrisse sui bollettini delle associazioni cinematografiche. A vent’anni, nel 1949, iniziò a scrivere come critico cinematografico sull’Unità, il quotidiano italiano, fondato il 12 febbraio 1924 da Antonio Gramsci e su Gioventù Nuova. L’incontro forse più importante per la carriera di Petri fu l’incontro con il grande regista neorealista Giuseppe De Santis, per il quale lavorò per la realizzazione del film Roma ore 11. Dopo le prime esperienze di regia e la realizzazione di due cortometraggi: Nasce un campione e I sette contadini, a 32 anni girò L’assassino, un interessante lungometraggio che nonostante qualche problema con la censura ebbe successo. Il protagonista del film era l’indimenticabile Marcello Mastroianni. In quel suo primo film sono già presenti i temi essenziali del cinema di Elio Petri, la nevrosi ed il potere.

Dopo il matrimonio con Paola Pegoraro nel 1962, diresse I giorni contati. Un film che narra la crisi esistenziale di uno stagnaro romano. Il suo terzo film Il maestro di Vigevano con Alberto Sordi. Nel 1964 realizzò assieme ai registi Giuliano Montaldo e Giulio Questi un documentario sull’industria dell’erotismo: Nudi per vivere. Nel 1965 ispirandosi ad un racconto dell’autore di fantascienza statunitense Robert Sheckley, produsse ancora con Mastroianni La decima vittima.

Successivamente trovò delle difficoltà con i grandi produttori e così scelse di lavorare con produttori esordienti. Difatti per il grande film, tratto da un romanzo di Leonardo Sciascia, A ciascuno il suo, lavorò con attori coraggiosi come Gian Maria Volonté, Irene Papas e Gabriele Ferzetti. Raramente in un film emerge con tanta chiarezza una propensione al cinema d’impegno civile e politico come in A ciascuno il suo. Nel 1968 realizzò poi un altro capolavoro, Un tranquillo posto di campagna. Per comprendere il ruolo dell’artista nella società contemporanea, e non solo di allora, è un film che andrebbe rivisto anche oggi. Dal 1970 esce con un film straordinario, uno dopo l’altro. In particolare Documenti su Giuseppe Pinelli e Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, che ottenne un grande consenso da parte del pubblico e l’Oscar come miglior film straniero solamente un anno dopo essere uscito sul grande schermo. In Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto Gian Maria Volonté uccide la sua amante e nonostante la sua confessione, non viene punito dai colleghi, poiché questi preferiscono salvaguardare la reputazione dell’apparato. Un’altra opera d’arte del cinema italiano è il suo film La classe operaia va in paradiso. Seguiranno altri film di grande impegno, come Todo modo nel 1976.

Petri non fu però eccezionale solo nel campo cinematografico, ma anche in quello televisivo. Nel 1978 diresse per “Mamma Rai”, l’adattamento televisivo dell’opera teatrale di Jean Paul Sartre, Le mani sporche. Pochi anni prima di morire nel 1982, Petri debuttò nel mondo del teatro, curando la regia de L’orologio americano, opera del drammaturgo americano Arthur Miller.

Questo indimenticabile personaggio ha avuto numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio per la migliore sceneggiatura al Festival di Cannes nel 1967 per il film A ciascuno il suo e il Nastro d’Argento per lo stesso film. Nel 1969 l’Orso d’Argento nella categoria miglior film al Festival internazionale del cinema di Berlino per Un tranquillo posto di campagna. Il Premio speciale della giuria al Festival di Cannes nel 1970 per il suo capolavoro Indagine su di un cittadino al di sopra di ogni sospetto, per il quale ricevette il Premio Oscar nel 1971.

I tempi cambiano, è vero, ma i veri artisti non muoiono mai. Elio Petri continua a vivere grazie al suo coraggio ed al suo saper fare cinema d’impegno civile e politico.

 

Giornalista pubblicista, scrittore.